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Villefranche-sur-Mer
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Il 13 settembre 2010 si svolsero a Bordighera (IM) i funerali del
partigiano Renzo Biancheri (Rensu u Longu), che aveva fatto parte
durante la Resistenza dei “Partigiani del Mare” o “Gruppo Sbarchi Vallecrosia”. Giuseppe “Mac” Fiorucci aveva nell’occasione mandato ad
una mailing-list locale una testimonianza della persona defunta,
raccolta per una pubblicazione che all’epoca non conoscevo ancora,
benché fossi stato in precedenza messo al corrente della sua
preparazione.
Come feci allora con l’approvazione dell’estensore della raccolta,
riporto qui di seguito (ma adesso in forma parziale) il testo
richiamato.
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Montecarlo ed uno scorcio di Costa Azzurra, visti da Bordighera
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La mia storia nella Resistenza è legata a filo doppio con Renzo Rossi.
Nell’agosto del 1944 mi aggregai al gruppo partigiano di Girò [Pietro Gerolamo Marcenaro, “Gireu”], che operava nella zona di Negi [Frazione di Perinaldo (IM)],
dove godevamo anche dell’appoggio di Umberto Sequi a Vallebona e di
Giuseppe Bisso a Seborga; tutti e due membri del CLN di Bordighera. Negi
era il punto di contatto tra le varie formazioni partigiane che
operavano nella zona: Cekoff [Mario Alborno di Bordighera (IM)], Gino Napolitano ecc.
Facevo da staffetta tra Negi e Vallebona.
In settembre insieme a Renzo Rossi partecipai all’incontro con Vittò
[Giuseppe Vittorio Guglielmo, in quel momento comandante della V^
Brigata , da dicembre 1944 comandante della II^ Divisione Garibaldi
“Felice Cascione”]. Ci accompagnò Confino, maresciallo dei
Carabinieri che aveva aderito alla Resistenza. Vittò investì formalmente
Renzo Rossi del compito di organizzare, per la nostra zona, il SIM
(Servizio Informazioni Militare) e i SAP (Squadre d’Assalto Partigiane),
e io fui nominato suo agente e collaboratore.
In novembre mi aggregai al battaglione di Gino Napolitano a
Vignai, ma dopo alcune operazioni di collegamento tra Vallebona e il
comando di Vignai, il comando mi richiamò ad operare nel Gruppo Sbarchi.
Nell’estate, i servizi segreti americani avevano inviato sulla
costa una rete di informatori, capeggiati da Gino Punzi. Dovendosi
recare in Francia, per passare le linee, Gino si avvalse della
collaborazione di un passeur, che però era passato dalla parte dei
tedeschi e durante il viaggio lo uccise. Il comandante tedesco si
infuriò perché avrebbe voluto catturare vivo il Gino. Sul suo cadavere
furono rinvenuti dei documenti, dai quali i tedeschi vennero a
conoscenza che sarebbero stati inviati altri agenti e telegrafisti
alleati.
I tedeschi predisposero una trappola e quando arrivò il
telegrafista “Eros” lo catturarono ferendolo. Si avvalsero di lui per
trasmettere falsi messaggi al comando alleato di Nizza.
Con questi falsi messaggi fu richiesto l’invio di un’altra missione: la missione “Leo”…
Oggi posso, dunque, sottolineare al meglio che si tratta del racconto
di Renzo Biancheri (Rensu u Longu), raccolto da Giuseppe “Mac” Fiorucci
per il suo “Gruppo Sbarchi Vallecrosia” < ed. Istituto Storico della
Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Comune di Vallecrosia
(IM), Provincia di Imperia, Associazione Culturale “Il Ponte” di
Vallecrosia (IM) >.
Alla mia richiesta di autorizzazione a pubblicare sul mio blog
l’emozionante scritto di cui sopra, Fiorucci rispose mandandomi un altro
“articolo”.
Questo, di Renato Dorgia, “Plancia”, sempre per “Gruppo Sbarchi Vallecrosia”: La base alleata in Francia era a Saint Jean Cap Ferrat, nella baia di Villafranca, nella Villa Le Petit Rocher [ma la Villa risulta in effetti nel comune di Beaulieu-sur-Mer].
Da Vallecrosia si partiva, naturalmente di notte, e si raggiungeva il
porto di Montecarlo, facilmente individuabile perché l’unico illuminato.
All’ingresso del porto, una vedetta intimava l’alt e accompagnava il
natante all’approdo sotto stretta sorveglianza. Qui l’equipaggio forniva
alle sentinelle alleate del porto di Monaco solo un numero di telefono o
di codice e il nome dell’ufficiale dell’Intelligence Service. In meno
di un’ora erano presi in consegna dai servizi segreti alleati.Anche io fui condotto a Montecarlo, con Renzo Rossi, Girò e
Renzo Biancheri, già allora sordo come una campana. Per me era la prima
volta, mentre per gli altri si trattava dell’ennesima traversata. Fummo accolti dal capitano Lamb, che ci condusse a Le Petit
Rocher. Ci diede qualche istruzione, tra le quali ricordo che, alla mia
richiesta di una qualche sorta di documento, ci disse che a eventuali
controlli dovevamo solo rispondere che eravamo maltesi e di riferire il
suo nome, Cap. Lamb con il numero di riconoscimento. Mettendo mano al portafoglio, Lamb cominciò a distribuire una
banconota da 500 franchi. La sua intenzione era di consegnarne una per
ognuno di noi, ma Renzo Rossi, intascata la prima banconota ringraziò
dicendo che 500 franchi bastavano per tutti. Il capitano, sorpreso, ci fissò negli occhi uno per uno e domandò:“Ma voi siete proprio Italiani?”. Scoppiò poi a ridere, ma, per un attimo, vidi nel suo sguardo il
sospetto che fossimo sabotatori. Renzo Biancheri chiese di poter usare
il telefono, compose il numero e ottenuta la comunicazione tra lo
stupore generale iniziò a cantare Polvere di Stelle [Stardust]. Renzo era sordo e come tutti i duri d’orecchio cantava bene.Sussurrava la melodia d’amore di “Polvere di Stelle”,
alle orecchie di una interlocutrice, evidentemente conosciuta in qualche
precedente missione e con la quale di certo non scambiava lunghe
conversazioni:
Sometimes I wonder why I spend
The lonely night dreaming of a song
In seguito, forse memore del fatto che nei nostri pregressi incontri
gli parlavo dell’opportunità di pubblicare sul Web i suoi materiali di
ricerca, Fiorucci mi inviò, a mia piena disposizione, documenti e
scritti, sia pubblicati (ma, ripeto, allora, per mia disattenzione, non
lo sapevo ancora) su “Gruppo Sbarchi Vallecrosia”, sia, per come mi
risulta, inediti.
Per il momento aggiungo solo che in quel settembre 2010 una nipote di
Renzo Biancheri mi ringraziò via email per il mio pensiero, che la
citazione della morte del capitano Gino Punzi ha suscitato una successiva intensa corrispondenza, che, purtroppo, il 19 marzo
2012 Fiorucci ci ha lasciati.
Adriano Maini