Una pagina di un memoriale, senza data ma del secondo dopoguerra, scritto da Giuseppe Porcheddu |
I mentovati documenti dell'Archivio di Stato di Genova riportano - non tutto, invero - oltre al riepilogo inquisitorio curato dalla Questura di Imperia (Vice Commissario Rosanova) e destinato al pubblico ministero, l'autodifesa dell'imputato, alcune denunce, alcune testimonianze a favore.
Esaminare, anche se sommariamente, l'insieme porterebbe fuori tema. Si procede, pertanto, di qui in avanti, a produrre un certo numero di esempi di quanto sopra tratteggiato.
Egidio Ferrero paradossalmente, come agente di polizia, all'indomani della Liberazione stese in Bordighera un verbale dell'interrogatorio a carico di un certo Garzo, che aveva tra il 1943 ed il 1944 denunciato anch'egli Meiffret e Brunati, pur essendo stato loro amico (così come di Guido Seborga, il primo a fare la sua conoscenza, e di Giuseppe Porcheddu). Ferrero era indagato per avere compiuto e partecipato come milite della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) ad azioni efferate anche in provincia di Savona. Rimane singolare, intanto, come Ferrero con i suoi trascorsi fosse riuscito - sia pure per breve tempo: interrogava Garzo il 24 maggio 1945 nella Caserma dei Carabinieri di Via Cadorna, stendeva il verbale per il Pubblico Ministero della Cas l'8 giugno 1945 e ad ottobre 1945 era sotto processo - a diventare poliziotto (anzi, Ispettore Capo Dirigente l'Ufficio di Bordighera). Forse perché era stata l'amministrazione alleata a conferirgli l'incarico. In effetti, nel già citato documento indirizzato al P.M. della Cas di Imperia in data 10 dicembre 1945 a firma del Vice Commissario di P.S., Dirigente la 2^ divisione, Questura di Imperia, Dr. Mario Rosanova, è data l'opportunità di leggere: "In data 1° giugno c.a., per interessamento delle Autorità alleate, su attestazioni di esponenti del movimento di liberazione, il Ferrero Egidio in oggetto generalizzato, già brigadiere dell'UPI della g.n.r., fu assunto nelle forze di Polizia della Provincia e destinato all'Ufficio di P.S. di Bordighera, perché ritenuto un benemerito della lotta per la liberazione. Senonché sono pervenute a questo Ufficio varie denunzie [...]".
Dichiarazione di Lina Meiffret, controfirmata da Renzo Rossi. Fonte: Archivio di Stato di Genova. Copia di Paolo Bianchi di Sanremo. |
Lettera del CLN di Bordighera, pervenuta alla Questura di Imperia il 9 dicembre 1945. Fonte: Archivio di Stato di Genova. Copia di Paolo Bianchi di Sanremo. |
Esiste una copia di questa missiva, questa, sì, firmata da Porcheddu, "vidimata" da un notaio, che termina con queste parole: "Copia conforme all'originale esibitomi. Altra copia come la presente venne da me rilasciata in data odierna al N. 225 di Rep. Bordighera trentun Dicembre millenovecentoquarantacinque [31 dicembre 1945]. Dr. Pompeo Lomazzi Notaio".
Riassumeva, sempre nel suo cospicuo fascicolo del 10 dicembre 1945, indirizzato al pubblico ministero, il Vice Commissario Rosanova: "Il 18/2/1944 partecipa alla perquisizione nel domicilio e all'arresto del prof. CALVINI Giobatta di Bussana, che successivamente viene deportato in Germania (vedi denunzia di Calvini Anna del 5/7/1945). Il Ferrero, invero, mentre conferma la sua partecipazione al fatto, oppone una finalità diversa e cioé il tentativo di venire in aiuto al professore stesso facendo scomparire gli eventuali documenti compromettenti, e ciò su invito di elementi antifascisti di Bordighera. Dichiarazioni in atti del Prof. Porcheddu e della signorina Meifret di Bordighera starebbero ad avvalorare l'assunto del Ferrero, senonché la testimonianza del rag. Castagneto Giacomo, segretario provinciale del Partito Comunista Italiano e fondatore dei C.L.N. della provincia mette in forte dubbio la veridicità di tali tardive dichiarazioni (vedi verbale interrogatorio dello stesso in data 16/11/1945)".
A marzo 1946 Carmelita, nome di battaglia di una partigiana o di un partigiano già - o in veste collaborativa - di uno dei SIM (Servizio Informazioni Militare) garibaldini in I^ Zona Operativa Liguria, scrivendo una "Pratica. Lina Meiffrett" di una pagina (documento IsrecIm, copia di Giorgio Caudano) a Fuoco (altro ex partigiano) confermava a parte - forse senza sapere del processo contro Ferrero - la sostanza del contesto qui delineato: "[...] durante la loro detenzione ad Imperia i due compagni [Brunati e Meiffret] ebbero occasione di conoscere il maresciallo dell'UPI Ferrero Egidio [...] Il Ferrero fu messo in seguito in contatto con il Prof. Porcheddu di Bordighera [...] Il Porcheddu, elemento strano e poco equilibrato, non aveva contatti con nessun elemento militante nella cospirazione ma semplicemente con elementi antifascisti che non davano alcun contributo alla lotta".
Senza voler entrare più di tanto nei dettagli delle varie ricostruzioni - e di molte interpretazioni - e nel merito dei giudizi registrati (come definire i gruppi di cospiratori, alcuni dei quali infine riuscirono a costituire i CLN?), si può, forse, soggiungere che da un lato Meiffret (Meiffret e Brunati ben conoscevano ed ebbero ripetuti contatti, ancora alla vigilia del loro arresto, con Bruno Erven Luppi, infaticabile - prima di diventare un valoroso comandante partigiano - tessitore del rafforzamento del PCI clandestino e della stessa costruzione del CLN di Sanremo) e Porcheddu eccedettero di zelo nella difesa del Ferrero e che dall'altro un certo grado di incomunicabilità o di lettura diversa dei fatti era fatale sussistesse durante la lotta di liberazione tra i diversi gruppi di patrioti e di livelli dirigenziali della Resistenza, come ad esempio, capitò con un altro caduto per la Libertà, il capitano Gino Punzi, conosciuto da molti partigiani, tra i quali, per combinazione, proprio Giuseppe Porcheddu, ma non da tanti altri.
Prima pagina della richiesta dei difensori del Ferrero circa testimoni e documenti. Fonte: Archivio di Stato di Genova. Copia di Paolo Bianchi di Sanremo. |
Lettera alla Cas di Giuseppe Porcheddu. Fonte: Archivio di Stato di Genova. Copia di Paolo Bianchi di Sanremo. |
Adriano Maini