lunedì 28 ottobre 2019

Peglia e dintorni...


Località  Peglia di Ventimiglia (IM), a nord del ponte della ferrovia per la Francia.
C'era un po' più in su una pista di go-kart con annesso pubblico servizio: un'area molto frequentata ed oggi molto rievocata in tante memorie. Con base di partenza e di arrivo da quel sito e con deviazione su sentieri sull'addomesticato greto o solo su quel cemento - si tenne almeno in un'occasione (anno di grazia 1966) una sorta di pre-selezione (sub-provinciale) dei campionati studenteschi di corsa campestre.
A valle della strada ferrata l'area forse ha un altro nome, ma un tempo aveva una maggiore interconnessione con la precedente: c'erano anche anche delle piccole peschiere; il vecchio mattatoio; un po' a ponente, a fianco della strada che attualmente concede solo un minimo accesso a Peglia, ai suoi vecchi mulini, alla Bocciofila del Dopolavoro Ferroviario, c'era una fabbrica di liquirizia, un edificio purtroppo devastatato dallo scoppio di una caldaia agli inizi degli anni '70, con la conseguenza di gravi danni alle persone, soprattutto con la morte di una giovane ragazza che frequentava il Bar Irene, vero centro sociale e culturale dell'epoca nella città di confine. Ed ancora un camping sempre molto affollato d'estate...




Sino a tutti gli anni Sessanta alcuni carri della Battaglia di Fiori, una volta finita la manifestazione, venivano portati, o riportati, davanti al mattatoio.


La via principale per Peglia, che passava per un varco del ponte della ferrovia, è stata resa intransitabile in quel proseguimento per motivi di sicurezza rispetto alle piene del limitrofo fiume Roia.
 




Per arrivare all'altra Bocciofila (quella storica ed affiliata al CONI), ai campi da tennis, ai rettangoli verdi del calcio occorre adesso sottoporsi ad un lungo giro.
Il campo di calcio di Peglia forse venne realizzato man mano che veniva dismesso quello vecchio in Piazza d'Armi a Camporosso (IM), ancora utilizzato nel 1964.

Adriano Maini


venerdì 18 ottobre 2019

Via Due Camini


Certe mie emozioni acquisiscono dimensioni particolari nel caso di racconti o romanzi, che delineano anche sommariamente, quasi per inciso, affidandosi alla cifra della memoria, certi angoli o certo vissuto di Ventimiglia (IM) e del Ponente Ligure. Soprattutto se scritti da un amico finalmente ritrovato o da chi non incontro più praticamente dai tempi della scuola. E, forse, il mio coinvolgimento è ancora più forte, perché sono libri da me scoperti e, quindi, letti, come mio solito, quasi trasognato, in ritardo.
 
Chi scrive di Ventimiglia (e della zona) di solito non può prescindere dal mare. Dalle piccole baie, dalle calette, dalle rocce, sempre più numerose verso la frontiera. E c'è, tra gli autori cui ho qui solo accennato, chi sottolinea che, a esplorare e vivere questi paesaggi, e questo ambiente, una vera barriera con la Francia non vi sia mai stata.
Ho anche rinvenuto una intrigante scansione, alla quale si affida un personaggio, di nomi di monti ben visibili dalla costa del Ponente Ligure.
Per varie associazioni di idee è riemersa viva nella mia mente una giovanile serata di fine estate, un'escursione dalla Margunaira di Ventimiglia a Via Due Camini, una zona, questa, in discreta altura, che consente un'ampia panoramica, soprattutto sul mare. Non ricordo se entrammo nell'omonima trattoria, meta tradizionale per tanti anni di gite fuori porta, rimaste nel vissuto popolare, anche perché quell'esercizio da tempo è chiuso.
Una serata fatta quasi di niente, se non del discorrere allegramente in compagnia salendo e ridiscendendo, dopo una breve sosta lassù, in città: ero ancora inconsapevole che l'età della spensieratezza stava finendo.



venerdì 11 ottobre 2019

Balùn a Sasso


Sasso, Frazione di Bordighera (IM). A poca distanza dal centro cittadino. 
Ho rimirato da bambino e da adolescente, perché ero più attento a quel tempo a cercare di scoprire il mondo, quel piccolo borgo tante volte dal basso, dai Gallinai, dove abitava la nonna materna. Discretamente inerpicato in collina. Insomma, tante stradine in discesa e la piazza principale aperta da tre lati.
Un amico mi ha raccontato di vecchie partite a livello amatoriale, di “balùn”, il pallone elastico o, ancora, palla pugno, che si facevano un tempo nel paese: preso dalla sua conferma di coloriti trasporti popolari, a me già noti, per questo sport e dal racconto di episodi, come quello di un giocatore del posto in grado, alla battuta, di squarciare la palla, mi sono dimenticato di chiedere quante reti di protezione, data la conformazione di Sasso, usassero allora stendere...


sabato 5 ottobre 2019

Non solo vendemmie, in Costa Azzurra

Uno scorcio di Val Roia francese
 
Senza essere mai stato un frontaliere, in certi periodi ho frequentato abbastanza il Nizzardo e la Costa Azzurra nella parte più vicina alla frontiera. Del resto, ho sempre abitato o a Ventimiglia (IM) o a Bordighera. E ho lavorato a lungo, sino al mio pensionamento, a Sanremo: un'attività che comportò per me anche specifici contatti oltre confine, da cui ho riportato vive memorie di relazioni umane, su cui tenterò di tornare con altri articoli. Del resto, già in precedenza non mi erano mancate aderenze in proposito.

A prescindere dalle escursioni in Francia compiute da bambino ed in giovane età con familiari, mi risultano significative le prime gite scolastiche, di cui sottolineo, quali esempi, alcune tappe. Alto sul mare Eze Village, di cui avevo già capito allora che era un villaggio ricostruito. La parte di Val Roia transalpina, nella quale scorsi la vecchia ferrovia Ventimiglia-Cuneo ancora in disarmo con i suoi arditi ponti crollati, con i binari interrotti, con una malconcia segnaletica d'anteguerra. Due o tre cose sulla Valle delle Meraviglie, invece, le scriverò un'altra volta.

Ho partecipato in compagnia di amici a due vendemmie a Les Arcs, nel 1968 e nel 1969. Per l'esattezza a Les Arcs-sur-Argens, dipartimento del Var. 
Poco lontano dall'uscita di quello svincolo autostradale il mio illustre ospite nella tarda primavera del 1983 mi indicò il ristorante dove fermarci prima di ripartire per Marsiglia. Intuivo vagamente che per lui si trattava di una fermata in una sorta di rivisitazione - dai tempi della Resistenza in Francia! - di luoghi ben noti. Rammento di avere in quell'occasione degustato un prelibato prosciutto d'anatra. Lo scrivo come nota di costume. Rammento di più che anche a quella tavola (in quel momento forse aveva ragione lui!), come del resto per quel viaggio e per la nostra transitoria frequentazione, quel personaggio divagò sempre rispetto alle mie domande circa la sua attività politica clandestina in loco durante la guerra, descritte in un vecchio libro ormai introvabile se non in qualche biblioteca pubblica. Di recente Rodolfo, che per motivi professionali aveva avuto una ben forte consuetudine con quell'uomo, mi ha detto che quelle specifiche confidenze erano state negate pure a lui.

Torno brevemente a quelle due esperienze di vendemmia. Dal treno, ammirai l'incanto delle rocce rosse sul mare (come feci, del resto, quando andai a Parigi). In talune pause guidai, autorizzato, per divertimento il trattore solo usando la frizione: procurai giusto danni lievissimi alle vigne! Una domenica (nella banda c'erano una o due auto di ventimigliesi arrivati dopo e ripartiti prima) ci recammo tutti o quasi a Saint-Tropez. La strada in collina non finiva mai. Probabilmente si trattava dell'altura dei Mori (Les Maures). Quella - credo - che chiude l'orizzonte, nelle belle giornate, dall'Italia. 

Tanti, tanti anni dopo mi intestardii a capire dove sia di preciso quella che da lontano, cioè da qui in Riviera, sembra una gobba di dromedario. Nella vulgata popolare, del cammello. Secondo me Les Maures, per l'appunto. Mi capitò di andare a Frejus e rompere le scatole su quella ricerca per tutto il tragitto a chi mi stava dando quel passaggio. E di chiedere per un certo lasso inutilmente a regatanti nostrani. Fatta una volta di più quell'ipotesi guardando le cartine, me la vidi, infine, confermare da un velista rinsavito, ma non sono ancora del tutto sicuro di questo responso... tanto è vero che altri indicano in  proposito una modesta altura della zona della già citata città di Frejus...
 
Adriano Maini