martedì 30 aprile 2019

Ventimiglia (IM): passerelle e...




Della vecchia passerella sulla foce del fiume Roia a Ventimiglia, costruita ben prima del 1900, ma distrutta nel 1944 dai tedeschi, mi chiedeva nel 2012 un amico di famiglia, testimone di quell'episodio, se possedevo qualche immagine, come in effetti avevo, per cui riuscii a soddisfare tale istanza. La fotografia messa qui sopra risale al 1898.

Fonte: Alessandra Maini




Poco dopo, dai commenti sullo stesso soggetto, su Facebook, affioravano altri episodi.



Pubblicate da Andrea Niloni - che ha un archivio molto interessante, cui tornai più volte ad attingere - comparvero le inedite - per tante persone, compreso il sottoscritto - fotografie della nuova passerella, ma travolta dalla piena del novembre del 1952.
Anche in questo caso si erano appalesati nella discussione molti ricordi, diversi -  reputo - derivanti dall'immancabile tradizione orale: spiccava tra questi il succinto resoconto del salvataggio di una donna dalla furia di quelle acque.




E sul tema, infine, avevo rinvenuto una sarcastica battuta che più o meno é del seguente tenore: di non fare, a fronte di simili antenati, tante parole su immigrati di ieri e oggi!



venerdì 12 aprile 2019

Al Valentino


Del Valentino - almeno: ho sempre rammentato che si era da quelle parti - a Torino ho solo questa fotografia. Che risale ai primi di agosto del 1968. Fatta in occasione di un viaggio in auto-stop che mi portò sino in Svizzera. Anche perché in quel caso eravamo quattro amici, di quel giro prima o poi potrei scrivere qualcosa.

Nella mente mi affiora più caro il ricordo di un'altra presenza in quel parco, soprattutto, se rammento bene, al castello. Era il novembre del 1960. Andammo a Torino per vedere una partita di calcio di serie A, per me la seconda in assoluto, partita su cui non aggiungo nulla, pure perché non ritrovo alcuni specifici scatti realizzati da mio padre. Era con noi un giovanotto che negli anni si confermò un caro amico, purtroppo ormai scomparso.

E questo mi pare un primo segno dei tempi che sono passati. E cambiati.

Altri si imperniano sul fatto che ci recammo al Valentino, dove sussisteva un apposito ufficio, per consentire al nostro compagno di usufruire di uno sconto per i biglietti del treno. Di cui non c'era bisogno per me, figlio di ferroviere, né, tantomeno, per mio padre. Ho sempre pensato che quell'agevolazione fosse legata alla celebrazione del Primo Centenario dell'Unità d'Italia, Italia '61, insomma. Anche perché ho ancora ben presente di avere visto con ammirazione la monorotaia, su cui, io bambino di quasi undici anni, avrei fatto volentieri un bel giretto. Del quale forse si dovette fare a meno non solo per correre allo stadio, ma anche perché quella struttura, rimasta poi in pratica effimera, non era ancora in funzione. Di sicuro ero attento ai grandi eventi della storia, come quell'anniversario ufficiale. Oggi mi rimane il dubbio che la riduzione di prezzo praticata al nostro simpatico sodale fosse connessa al Salone dell'Automobile, al quale non ero, invero, molto interessato...




martedì 2 aprile 2019

Collasgarba






Collasgarba, piccola collina a Nervia di Ventimiglia (IM). Con qualche frangia nel territorio Comunale di Camporosso. Ben visibile e riconoscibile in varie parti della zona. Ma non sono questi aspetti che mi preme sottolineare. Nè accennare alla sua lunga, intrigante storia. Preferisco affidarmi all'onda di sparsi ricordi. Indotti ancora l'altro giorno da una conversazione con amici. Quando ho scoperto una volta di più che anche chi ci ha abitato a lungo non ne conosce le interessanti vicende di anteguerra. 

Fonte: Ezio Corte di Perinaldo (IM)
Quando colà prosperava una bella azienda floricola. Demolita dai bombardamenti aerei, come gran parte delle aree intorno.

Fonte: Silvia Ardoino di Ventimiglia (IM)


Certo per me le memorie sono più intense, perché presso quella ditta lavorò mio nonno. E mio padre, che abitava lassù con la famiglia, sottolineava spesso con orgoglio che nell'ufficio di quel vivaio aveva imparato a scrivere a macchina. A dire il vero ripeteva sovente anche altri aneddoti, legati a quella esperienza. Aneddoti su cui mi riservo di tornare. Per molti anni, da bambino sino a diventare maggiorenne, ho abitato anch'io ai piedi di quella modesta altura. 




Da adolescente mi era sufficiente attraversare una sovrastante campagna di amici per ritrovarmi subito nella vera Collasgarba. Mi pento tuttavia di non averla percorsa abbastanza. Così non ho potuto mai vedere quella scomparsa apertura che ne diede il nome dialettale: Collasgarba = collina forata. Mi rimangono impressi nella mente tante piccole gite in piccole compagnie dedite a giochi di esplorazione. Ma nella "casa bianca" distrutta dalle bombe non siamo mai entrati. Solo nella recente occasione già citata ho scoperto che qualche nostro coetaneo la definiva "dimora degli spiriti". Per me era e rimane il sito scomparso dove faceva la sua bella figura un carrubo, che offriva i baccelli più buoni che abbia mai assaggiato. Ed anche su questo aspetto in molti sono d'accordo con me. Poi, certo, intorno al 1960 qualche amico ha anche abitato a Collasgarba. La prima ripresa di edilizia fu con un villaggio turistico. Oggi quella collina sopporta sin troppe costruzioni...