Mi è stata mandata la fotografia della fioritura di una bella jacaranda, presente in una piccola frazione di Ventimiglia. Sono anche atteso per ammirare in loco la pianta in questione che ormai non vedo da anni nel suo splendore di colori.
A dire il vero è passato anche diverso tempo da quando andavo alla ricerca di queste singolari piante per scattare immagini dei loro momenti migliori. Se ne incontrano adesso, nella riviera ligure di ponente, in un congruo numero, ma sono in genere esemplari giovani, che non reggono ancora il confronto con gli esemplari veterani.
La percezione o meno della presenza su questo territorio di questi alberi sfiora talora il ridicolo, perché troppe persone dichiarano di non conoscerli. Del resto, non si può dare loro neanche del tutto torto, perché, se non appaiono - in genere in questo periodo - con i loro manti di un viola molto particolare, le jacarande passano inosservate, confuse, forse, con altri campioni di botanica.
Capitò così anche a me. Avevo passato decenni senza prendere in considerazione queste piante, finché un giorno avvistai alla foce di un torrentello di Sanremo quello che mi sembrava più che altro un arbusto stenterello, adorno, tuttavia, di qualche fiorellino. Avendo chiesto informazioni in merito ad Alfredo Moreschi, che all'epoca ritenevo solo un semplice appassionato, mentre è un vero esperto di tanti misteri della natura, nel corso di un viaggio in treno qualche giorno dopo, più che altro per fare conversazione, ne appresi il nome, per l'appunto, jacaranda, e qualche notizia supplementare. Sarà stato il concatenarsi di coincidenze, che mi aveva portato a questa mia scoperta, ma mi prese quasi subito una grande passione per questi alberi, che a volte trasformavo in tormentone per chi mi stava ad ascoltare.
Non ho realizzato grandi cose. Appena ho potuto mi sono alquanto dedicato - come ho prima accennato - a fare un po' di fotografie, magari mancando gli appuntamenti con la fioritura delle jacarande più belle che avevo ammirato in provincia di Imperia quando ero ancora al lavoro. In altre parole, le più belle mi sono sempre sfuggite. Ho anche notato, curiosando sul Web, che in altre parti del mondo queste piante hanno fiori con altri colori. Ho anche suscitato, ai miei esordi nella blosfera, dedicando qualche modesto pensiero alle jacarande, commenti caldi e vibranti. E competenti.
In questi giorni, osservando due di questi alberi che mi sono più cari, ma che ho trovato alquanto dimessi, mi sono tornate in mente le parole pronunciate qualche anno addietro dall'amico giardiniere che ne aveva fatto la messa in opera per conto del comune di Bordighera. Vale a dire che anche per le jacarande, anziché lasciarle in stato di abbandono, occorre una cura se non continua, almeno di un certo peso. Forse lo sapevano già gli uomini che le avevano introdotte, già a metà degli anni Trenta, nel nostro immediato entroterra: come mi raccontava un altro amico.
Ho fatto fatica a ritrovare in archivio mie fotografie di jacarande: qui sono quelle che seguono la prima, quella di cui dicevo all'inizio. D'altronde finché mi mandano belle immagini posso fare a meno di andare alla ricerca di scatti ottimali sul tema...
Come quest'ultima, che riguarda la jacaranda dei Giardini Monet di Bordighera, uno scatto che mi è pervenuto... "fuori sacco"!
Adriano Maini