lunedì 12 aprile 2021

E se mi mandano fotografie su Alfredo


Avevo trascritto due settimane fa qualche pregressa bella riga di Chiara Salvini, dedicata ad Alfredo Moreschi in quanto noto fotografo di Sanremo, nonché grande esperto della storia di questa affascinante richiamata arte (l'ottava?). Senonché, Alfredo non è solo un poeta di immagini, come ho sommariamente tentato di documentare con vari articoletti in questi ultimi anni. E provo un po' più avanti a riprendere questo aspetto.


C'è stata una combinazione, su cui mi sono attardato alquanto a riflettere, che mi dava e mi fornisce tuttora qualche spunto per soffermarmi, più che dilungarmi, su alcuni temi che mi interessano.

Da sinistra: Pietro Raneri ed Alfredo Moreschi

L'occasione mi derivava e mi deriva dal fatto che avevo appena pubblicato le note su Moreschi, di cui qui in premessa, quando Pietro Raneri mi inviava alcune immagini, non propriamente recenti, che vanno a corredare queste mie presenti considerazioni.


Con queste fotografie si attesta, tra l'altro, che da qualche anno lo storico Studio Moreschi di Sanremo è stato, come attività per così dire classica, chiuso, ma non si specifica che il nome brilla ancora, connesso ad altra similare azienda, che, oltrettutto, ospita alcuni preziosi reperti. In proposito di questi ultimi devo sottolineare che sono stato, giustamente, criticato perchè ho osato pubblicarne alcuni scatti non degni dell'artista, Alfredo, soggetto principale di queste mie riflessioni.

Mi occorre dire subito qualcosa di Pietro Raneri che, come me, abita a Bordighera. Da un ventennio circa mi onora del dono continuo di suoi pertinenti scatti, talora da me, qua e là, pubblicati, ma spesso importanti sul mio piano privato. In questo momento mi preme soprattutto sottolineare altre sue proficue informazioni di ordine storico, tra le quali vado a sfilare, a titolo di esempio, quella che per me ha comportato un certo lavoro di approfondimento sulla figura del professore Raffaello Monti, in oggi ripresa, giustamente in modo divulgativo, anche da altre persone, come Giancarlo Traverso.


Di Alfredo aggiungo che i suoi interessi sono molteplici, spaziando dalla botanica alla letteratura, anche di un certo tipo, spesso, invero, alla ricerca dei cultori del nonsense, passando per pubblicazioni varie, la collaborazione a diverse mostre e le ricerche storiche a lui commissionate, che lo tengono tuttora impegnato - come per la Conferenza di Sanremo del 1920 -, nel rispetto dei parametri di isolamento da pandemia in corso, se pur è vero, come è vero che sono sospese quelle conferenze pubbliche alle quali il nostro ormai novantenne amico non potrebbe - conteso da più parti com'è - sottrarsi di partecipare come oratore non solo competente, ma anche molto brillante. Su queste sue esibizioni, in oggi forzatamente accantonate, gli ho anche chiesto una volta se non si sentiva sfruttato quasi fosse una sorta di talismano: l'ironia, l'autoironia e l'umorismo del conseguente dialogo restano una cosa tuttora nostra. Senza sottacere - risvolto se si vuole scontato - il rilievo del grande archivio storico di fotografie, che reca, lo ripeto, il suo nome, patrimonio arricchito anche di tante ricerche nel tempo fatte sul campo. 


Ripensandoci, ci sarebbero tante fotografie da pubblicare, non solo quelle qui indicate di Pietro Raneri. 

Adriano Maini