venerdì 10 dicembre 2021

Carolina

Fonte: Wikipedia

In Antella di Firenze, entrai, diciottenne, per la prima ed unica volta in vita mia in una Casa del Popolo. Per le le letture già fatte in merito vi arrivai tutto emozionato, ma, alla luce di successive, ancorché striminzite esperienze, ne riportai l'impressione di una semplice sala da ballo, per di più quasi vuota, data l'afosità di quella domenica pomeriggio di agosto. Guardando le foto che ho trovato sul Web vado in confusione: che abbia sbagliato località?

Io a Gignese nel 1959

C'era ancora a quel tempo a Nervia di Ventimiglia un signore che per il Natale del 1956 - complice di sicuro anche la giovanissima moglie - mi aveva regalato i primi - ad aprire un'immediata lunga serie - due libri in edizione per ragazzi su cui mi buttai subito avidamente in lettura a sette anni lì lì da compiere: "Sui sentieri del Far West" e "I corsari delle Bermude" di Emilio Salgàri (l'anno dopo il padre di Sandro C. mi diede da leggere del medesimo autore in versione integrale "I misteri della giungla nera", un volume rilegato con della vera e propria carta da zucchero; ancora un anno e a Gignese sopra Stresa il nonno materno di due giovanissimi cugini di mio padre, simpatico sarto, mi diede da leggere due tomi pressoché originali della serie "Il Corsaro Nero" del romanziere di Verona ed una vetusta edizione in italiano de "I tre moschettieri" di Dumas, probabilmente anche altro - passai un mese intero lassù, quella volta! - , ma quelli tengo a mente con particolare emozione; del resto, a parte altri libri adatti alla mia età, in casa di mia nonna materna c'erano tanti altri volumi di cui non ricordo i titoli - esclusione fatta per "La luce che si spense" di Kipling - ma che passai in accurata rassegna).

Il muretto del nostro piccolo cortile di Nervia

Ripensando a quella persona di Nervia, ferroviere come mio padre, devo aggiungere, come ho già scritto altrove, che egli sempre a quell'epoca si prese - non so proprio quale regolamento lo consentisse - prima di tornare sui treni qualche mese "sabbatico", che spese come radiotelegrafista su di una nave mercantile. Alla nostra famiglia ne riportò - ne ho già parlato, ripeto, ma questa storia mi piace troppo! - due belle tartarughine. Una venne "smarrita" subito: mio padre sosteneva di sapere chi se la fosse presa senza neanche entrare nel nostro cortiletto che dava sulla strada provinciale di Val Nervia, tanto l'animaletto si era avvicinato al nostro piccolo cancello. L'altra, nominata, chissà perché, Carolina, divenne oggetto di curiosità di tanti bambini della zona, in particolare amici di mio fratellino: non visse ancora lungo, perché - sosteneva mio padre - era stata sin troppo disturbata - più volte al giorno per farla ammirare veniva sollevata la coperta in cui era avvolta - nel corso del suo primo letargo su suolo italiano.

L'esterno della nostra casa di Nervia appena arrivati

Non è che volessi proprio farmi rivedere, ma dovevo pur dare l'idea del giardinaggio praticato da mio padre!

Uno scorcio, più o meno attuale, dell'esterno della nostra vecchia casa di Nervia

Sempre quel collega di mio padre aveva iniziato una bella opera di giardinaggio sulla striscia di terra in salita che divide la scala esterna di quel nostro "condominio" (all'epoca in quella casa non si usava ancora quel tipo di amministrazione!) dal bastione delle case popolari: forse fu di sprone per mio padre che lo imitò di buon grado per rendere molto verde lo spazio a nostra disposizione in quel pianterreno, un aspetto che tanti amici e conoscenti ricordano, oggi che le cose sono un po'... cambiate, con piacere se non con nostalgia

Di Varese rammento solo un sentiero polveroso ed un cinema scalcinato: neppure un frammento di storia del Risorgimento, per dire!

C'è ancora qualche persona che non ha tuttora messo a fuoco la presenza dell'ultima montagnola o promontorio - qualche anziano del luogo definiva il sito "gobba del cammello" (che ne ha due, però...) - che conclude la visione al nostro occidente della costa francese. Talvolta, salendo tra Nizza e Villafranca per imboccare l'autostrada, o a Seborga dopo un bell'acquazzone, mi sembra di avere visto più in là, ma oggi non ne sono più tanto sicuro.  Di sicuro ho già narrato di come abbia chiesto ripetutamente a diverse persone, presunte esperte di mare, senza ottenere precisa risposta, di quale punto geografico si tratti. Chissà dove ho messo o perso il bel portolano che mi era stato regalato? Forse sarei stato in grado di capirlo e così provare a decifrare quel perdurante mistero.

Adriano Maini