Il bel volto nobile e serio di una persona molto alta spiccava sotto la pioggia tra la folla: era Vittorio Gassman in Piazza del Popolo a Roma il 28 novembre 1971 nel corso della manifestazione nazionale unitaria antifascista, che vide la presenza di 300.000 partecipanti.
Sempre in quell'anno riusciva facile ad alcuni studenti di un discretamente lungo corso del Partito comunista, tenuto alle cosiddette Frattocchie sui Colli Albani, trovare parcheggio per le auto in centro città e consentire loro di entrare con comodo tra la folla del comizio del Primo Maggio sindacale in Piazza San Giovanni, certo non gremita come per le attuali kermesse musicali di pari data.
Non era la prima volta in quel periodo che a quei ragazzotti capitava di trovare acconcia sistemazione per la vettura, se decidevano di scendere di sera a Roma per vedere un film, magari dopo avere assaggiato robuste porzioni di buona pochetta arrosto: ma ben presto, a quanto risulta, il traffico capitolino sarebbe ben impazzito come una maionese non riuscita.
Nei primi anni Novanta ad una cena preparata alla buona all'aperto davanti a riadattate scuderie di una Villa sul Gianicolo, già teatro degli scontri del 1849 contro le truppe francesi dei volontari guidati da Garibaldi a difesa della Repubblica Romana, un commensale parlava agli ospiti imperiesi, improvvisati dell'ultimo minuto, di sue ormai lontane, ma per lui noiose vacanze estive a Perinaldo: preferiva località più frequentate, per non dire più mondane, il figlio dello storico dirigente comunista, che il 16 settembre 1944 durante un comizio a Villalba, feudo di don Calò Vizzini, aveva subito un attentato di Cosa Nostra, e di cui si tramanda ancora con simpatia la presenza nel ridente villaggio in altura quasi al confine con la Francia.
La padrona di casa, invece, aveva già incaricato i due liguri di trasmettere i suoi affettuosi saluti ad Angelo Oliva, che non vedeva ormai più da quasi due decenni.
I due, spesso a Roma perchè dirigenti a diverso titolo della loro Associazione di categoria, soggiornavano in genere nei pressi della Stazione Termini: i tempi, al netto di congressi e di convegni, erano per loro stretti, ma un salto al vicino Museo Nazionale Romano nelle Terme di Diocleziano o ad una non lontana Galleria di Arte Moderna, che pure si erano ripromessi di visitare, non riuscirono mai a farlo, o probabilmente furono in proposito negligenti. No, non c'era ancora il Maxxi, ben piazzato in un'altra zona.
Non furono così ignavi, invece, nel gironzolare nei dopocena ad esempio a Trastevere, dove almeno in un'occasione poterono assistere divertiti al fitto scambio di battute di tre avventori di un pubblico esercizio, dignitosi emuli - a dire il vero - di un certo Petrolini.
Grande soddisfazione trovarono, inoltre, con una trasferta in pullman per una manifestazione nazionale, perché, ritrovandosi al termine del corteo con gli altri imperiesi ad una rapida colazione con vista sui Fori Imperiali, ebbero agio di trasmettere le loro esperienze in loco, interrotti di frequente, tuttavia, da tante domande fatte a chi inopitamente stava passando per essere un buon cicerone della città eterna: il tutto in simpatia e grande allegria.
Adriano Maini
Sempre in quell'anno riusciva facile ad alcuni studenti di un discretamente lungo corso del Partito comunista, tenuto alle cosiddette Frattocchie sui Colli Albani, trovare parcheggio per le auto in centro città e consentire loro di entrare con comodo tra la folla del comizio del Primo Maggio sindacale in Piazza San Giovanni, certo non gremita come per le attuali kermesse musicali di pari data.
Non era la prima volta in quel periodo che a quei ragazzotti capitava di trovare acconcia sistemazione per la vettura, se decidevano di scendere di sera a Roma per vedere un film, magari dopo avere assaggiato robuste porzioni di buona pochetta arrosto: ma ben presto, a quanto risulta, il traffico capitolino sarebbe ben impazzito come una maionese non riuscita.
Nei primi anni Novanta ad una cena preparata alla buona all'aperto davanti a riadattate scuderie di una Villa sul Gianicolo, già teatro degli scontri del 1849 contro le truppe francesi dei volontari guidati da Garibaldi a difesa della Repubblica Romana, un commensale parlava agli ospiti imperiesi, improvvisati dell'ultimo minuto, di sue ormai lontane, ma per lui noiose vacanze estive a Perinaldo: preferiva località più frequentate, per non dire più mondane, il figlio dello storico dirigente comunista, che il 16 settembre 1944 durante un comizio a Villalba, feudo di don Calò Vizzini, aveva subito un attentato di Cosa Nostra, e di cui si tramanda ancora con simpatia la presenza nel ridente villaggio in altura quasi al confine con la Francia.
La padrona di casa, invece, aveva già incaricato i due liguri di trasmettere i suoi affettuosi saluti ad Angelo Oliva, che non vedeva ormai più da quasi due decenni.
I due, spesso a Roma perchè dirigenti a diverso titolo della loro Associazione di categoria, soggiornavano in genere nei pressi della Stazione Termini: i tempi, al netto di congressi e di convegni, erano per loro stretti, ma un salto al vicino Museo Nazionale Romano nelle Terme di Diocleziano o ad una non lontana Galleria di Arte Moderna, che pure si erano ripromessi di visitare, non riuscirono mai a farlo, o probabilmente furono in proposito negligenti. No, non c'era ancora il Maxxi, ben piazzato in un'altra zona.
Non furono così ignavi, invece, nel gironzolare nei dopocena ad esempio a Trastevere, dove almeno in un'occasione poterono assistere divertiti al fitto scambio di battute di tre avventori di un pubblico esercizio, dignitosi emuli - a dire il vero - di un certo Petrolini.
Grande soddisfazione trovarono, inoltre, con una trasferta in pullman per una manifestazione nazionale, perché, ritrovandosi al termine del corteo con gli altri imperiesi ad una rapida colazione con vista sui Fori Imperiali, ebbero agio di trasmettere le loro esperienze in loco, interrotti di frequente, tuttavia, da tante domande fatte a chi inopitamente stava passando per essere un buon cicerone della città eterna: il tutto in simpatia e grande allegria.
Adriano Maini
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