martedì 2 aprile 2024

Genova (1)


Negli anni Cinquanta - e ancora dopo! - si potrebbe dire che non c'era bambino (e forse non solo loro!) che non sbirciasse estasiato per pochi secondi dal finestrino del treno che stava entrando nella stazione di Principe le navi alla fonda nel porto (il Porto Antico!) visibili come per un'improvvisa apparizione attraverso un piccolo varco panoramico. La gioia era più grande se erano presenti dei transatlantici, tra i quali ben presto i più ambiti furono Raffaello e Michelangelo, gli stessi che gli scolari più fortunati, residenti a ponente della Superba, talvolta potevano con entusiasmo vedere passare non molto al largo delle loro spiagge.
Erano altri tempi certamente, di ben ridotto progresso tecnico e materiale rispetto al presente, ma tali da lasciare accontentare i più piccoli con poco: si provi a pensare a quale ridda di emozioni si sarebbero scatenate decenni fa se fossero già stati presenti quei colossi che sono le attuali navi da crociera!
Una distinta signora, già bambina slovena imbarcata nell'immediato secondo dopoguerra da Genova con la famiglia alla volta dell'Argentina, racconta tuttora della perdurante emozione di quella partenza poco a levante della Lanterna alle figlie, in particolare alla ragazza trasferitasi da tempo nel Bariloche, la quale, conoscendo l'italiano, ha trasmesso dialogando via email ai cugini liguri questa intensa memoria.
Non c'era ancora la sopraelevata, quando più di adesso famiglie in gita a Genova non mancavano di farsi ritrarre con il porto alle spalle quale prezioso ricordo.
L'importante infrastruttura, che tale è anche se rappresenta un vero ingombro visivo sullo scalo, fa dall'epoca della sua costruzione da sfondo - una cornice che racchiude - ad una serie impressionante di vicende grandi e piccole.
A stare sul banale e in ordine sparso: incontri casuali, soprattutto di amici e conoscenti delle due Riviere; trattorie tipiche, con tipici piatti genovesi, come il particolare minestrone; gite scolastiche, oggi soprattutto con meta l'Acquario; continui lavori in corso - memorabili quelli per le Colombiadi -; per gli automobilisti foresti frequenti errori per indovinare le uscite, specie per quelle prossime ai parcheggi.
All'ombra dell'arteria inizierà a breve l'opera di recupero - con ristrutturazioni "alla moderna" - di Hennebique, l'ex silos granario che, come recita un articolo di un portale, fu "costruito nel 1901 in stile Art Déco da Giovanni Antonio Porcheddu, utilizzando il sistema [di cemento armato] brevettato da François Hennebique". Non sempre nelle cronache di questa vicenda era emerso il nome di Porcheddu, che adesso sembra ottenere un giusto riconoscimento, che dovrebbe onorare anche gli abitanti di Bordighera e zona, dato che l'ingegnere Porcheddu, producendo solo due esempi circa la sua discendenza, fu padre dell'artista antifascista Giuseppe e nonno del pittore Gian Antonio.
Adriano Maini