martedì 18 febbraio 2025

Passando da una Casella del Dazio vicina alla Via Emilia a...


Non sapevano nulla, o quasi, di dazio due cugini di Ventimiglia, più o meno ventenni, che nel settembre 1970 si recarono a Noceto, in provincia di Parma, per il funerale di un loro prozio, un triste evento al quale i loro padri, nati in quelle contrade, per motivi di lavoro non potevano partecipare.
Il Casello del Dazio, tuttavia, c'era - come logico - anche nella città di confine, ben piazzato alla destra di chi imboccava in direzione Francia l'unico all'epoca ponte stradale sul fiume Roia e situato più o meno accanto ad una strana costruzione che negli anni avrebbe avuto diverse destinazione d'uso.
Era successo in quell'occasione che i due giovanotti, mentre attendevano un pullman all'altezza di Ponte Taro, sulla Via Emilia, per arrivare a destinazione, avevano ottenuto un passaggio in macchina: l'automobilista era un commerciante che lungo il tragitto doveva sbrigare pratiche di dazio, cosa che puntualmente fece, annunciando poi ai suoi ospiti, la cui presenza aveva forse allentato i controlli ufficiali, che qualche gherminella era pur riuscito a combinarla.
Quel viaggio fatto insieme, un viaggio che comportò altre esperienze, decisamente più educative, forse rappresentò uno degli elementi che portò i due, ormai pensionati, a rivisitare meglio certi aspetti e certe storie di famiglia, specie - per motivi fortuiti - di quella della nonna. Una famiglia patriarcale, come quella del nonno: una trama in cui veramente perdersi, come in effetti accadde.
Dei due cugini ci fu chi si recò più spesso da quelle parti.
 


Chi ci era arrivato a dieci anni, nella dimora del prozio tassista a Milano - metropoli nella quale l'aveva già conosciuto -, dimora presso la quale aveva abitato sino all'ultimo suo giorno una bisnonna, rimase stupito dalle dolci colline di Felegara, frazione di Medesano, completamente ricoperte di piantagioni di pomodori.
 


Chi raccolse più dell'altro più notizie e più aneddoti, anche bizzarri, anche in qualche modo relativi a parenti lontani, diversi dei quali emigrati in Costa Azzurra o in altre parti della Francia.
 


Chi era già tornato in quel contado in una mattina di settembre rimanendo stupito di trovare la nebbia: ed era in compagnia di un coetaneo, cugino di padre e di zio, che, nel corso di un mese estivo trascorso a Ventimiglia, era risultato molto popolare, soprattutto tra le fanciulle.


A Felegara, Frazione di Medesano (PR)

Chi ebbe più notizie, più fotografie e più incontri sul versante del nonno.
 



Chi conservando le cose dei nonni costruì un discreto archivio, messo poi in comune.
 



Chi contribuì alla raccolta basandosi sulla catena dei contatti.


Chi aveva recuperato l'immagine di un prozio in un momento non decifrato.
Chi chiedeva all'altro, più pronto ormai a tenere le relazioni con l'Emilia, informazioni recenti sul cugino di loro cugine in seconda, dall'interpellante conosciuto e frequentato quale studente all'Università di Parma appena rientrato in Italia dal Sud America.
Chi sicuramente sentiva usare dal padre l'aggettivo parmigiano e non parmense.
 




Chi, scoperto per caso che a Miano, frazione di Medesano, dove erano nati padre e zio, un tempo si estraeva petrolio, si sentiva dire che avrebbe ben dovuto ricordarsene.
Chi...
Adriano Maini