sabato 5 luglio 2025

Schegge taggiasche

Taggia (IM): lo Sferisterio

Quell'anno - il 1976? - inopinatamente una Festa de l'Unità venne organizzata nello Sferisterio di Taggia. Una sera, quando la manifestazione volgeva al termine, arrivò Tunin, dopo aver chiuso il suo bar-trattoria. Aveva portato con sé la chitarra acustica e pizzicava le corde dello strumento per i compagni attivisti che iniziavano a rifiatare. Richiesto da qualcuno di suonare "Foglie morte" (versi di Jacques Prévert e musica di Joseph Kosma), canzone resa celebre da tanti interpreti, accolse la proposta, in più intonando il brano in francese con voce calda ed ammaliante.
In quella tarda primavera - se la citata datazione corrisponde - una piccola carovana di tre automobili al massimo aveva portato sin dal mattino alcuni militanti e dirigenti delle sezioni comuniste del comune di Taggia a fare campagna elettorale per le politiche nelle frazioni di Triora site alle spalle del capoluogo. Non furono incontrate, invero, molte persone, fra le quali alcune erano salite per il fine settimana dalla costa, ma fu un'esperienza per molti aspetti interessante, soprattutto per capire meglio certi risvolti di propaganda. In un momento di riposo i sodali di quella minuta comitiva appresero, ad esempio, dalla viva voce di uno di loro che costui, ormai affermato commerciante, era stato - errore di gioventù! - con la Legione Straniera a combattere nel 1954 a Điện Biên Phủ, lunga battaglia rovinosa che aveva determinato il ritiro della Francia dall'Indocina.
In quel periodo soffiava, ad opera di democristiani dissidenti, vento di crisi sul comune di Taggia, tale da portare alle elezioni amministrative anticipate del 1978, che, comunque, confermarono una maggioranza di centro-sinistra saldata intorno alla Democrazia cristiana.
Si erano, pertanto, infittite le riunioni tra i partiti, compresi socialisti e socialdemocratici. Forse erano altri tempi, ma si crearono o si rinsaldarono diverse relazioni cordiali anche tra avversari politici, alcune persistenti tuttora. E coinvolgenti i due o tre funzionari comunisti che in quel torno si alternarono in città. Ad uno di questi, poi, poteva capitare di passare una dozzina di anni dopo un pomeriggio gradevole in compagnia di un ex segretario di sezione democristiano, mentre assistevano ad una partita di minibasket dove giocavano in squadre diverse rispettivamente il figlio ed un nipote. E più tardi ancora di fornire ad un ex assessore di grido, sempre già democristiano, il ritaglio stampa del 1959, osservato per caso per altro motivo, nel quale veniva riportata la notizia di una vittoria in gara ciclistica giovanile del futuro noto amministratore.
Ma prima di tutto questo, avvenivano fatti singolari, se non quando decisamente interessanti.
Giampiero, tornato a Taggia dopo un grave incidente ed ancora in attesa di concorrere con esito positivo ad un posto pubblico come invalido, stupiva tutti con la sua ormai spiccata cantilena torinese, ma di tanto in tanto faceva cucinare dal padre squisiti piatti piemontesi e locali per amici e compagni.
Salvatore, che abitava vicino al Castello, accantonati momentaneamente o forse abbandonati del tutto gli studi - nel 1978 sarebbe diventato consigliere comunale comunista di Taggia - impressionava gli interlocutori con il racconto degli scontri provocati dai cosiddetti autonomi nel 1977 all'Università di Roma, dal medesimo visti parzialmente in modo diretto.
Questi due ragazzi, insieme ad un menzionato funzionario ed a un valente artigiano, nativo della rossa Sarzana, tutti accomunati dalla militanza comunista, in un pomeriggio di settembre risalirono in macchina la Valle Argentina sino alla deviazione per Montalto Carpasio, che oltrepassarono, andando per un tratto ancora verso Montegrande, non del tutto consci del pellegrinaggio che stavano compiendo in importanti luoghi della Resistenza.
Diversi erano gli ex partigiani che si fermavano, se vi passavano davanti, nella sede di rappresentanza comunista di Levà di Taggia. Uno molto assiduo, quando si recava nei giorni liberi da Sanremo, dove lavorava e abitava, al suo paese, Carpasio, era Cicin Pastorelli, al secolo Giovanni Battista, uomo amabile e cordiale, che discorreva di tutto, ma non dei suoi trascorsi nella lotta di Liberazione, comportamento, questo, in verità comune a quasi tutti i vecchi patrioti antifascisti. Di cose da dire ne avrebbe avute Pastorelli e qualcosa da pensionato avrebbe infine tramandato, lui che con il nome di battaglia di "Sferra" era stato commissario politico del I° Battaglione “Carlo Montagna” della IV^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Elsio Guarrini” della II^ Divisione "Felice Cascione".
Merita almeno un fugace cenno tra quei visitatori Nino De Andreis di Badalucco, che, essendo stato colto dai tragici avvenimenti del 1943 in Calabria, con la liberazione alleata di quella regione, si era prontamente dato da fare - come tramandato in alcune pubblicazioni locali - per la ricostituzione alla luce del sole del Partito comunista. E che ebbe il merito di ricordare in una lettera, scritta forse con qualche imprecisione, ma di sicuro con tanta passione, inviata nel 1985 a "l'Unità", la figura del professore di musica Raffaello Monti, antifascista, pacifista, amico di Aldo Capitini e di Giuseppe Porcheddu, un personaggio che fece tanto per la vita culturale dell'epoca a Bordighera.
In quel periodo forse lavorava a Taggia anche Silvana Maccario, che di sicuro aveva casa nella vicina Riva Ligure. Delle sue grandi passioni non aveva ancora concretizzato quella per la botanica, che l'ha portata da anni ad essere creatrice e proprietaria di uno splendido giardino a Camporosso. La signora merita un congruo capitolo a parte. Viene strumentalizzata qui in chiusura perché esime dallo scrivere - insistendo sul tasto Taggia - di Festa di San Benedetto e di furgari e di Festa della Maddalena con relative tradizioni orali e scritte, in quanto può risultare sufficiente in questa occasione citare il fatto che Silvana Maccario, nella sua molteplice attività culturale, ha raccolto in proposito un'impressionante documentazione.

Adriano Maini