Ventimiglia (IM): uno scorcio della zona di Latte |
Ne "La curva del Latte" di Nico Orengo - ma anche in altri suoi lavori - emergono alcuni personaggi riconoscibili, stante la trasfigurazione letteraria, solo a chi ha vissuto intensamente da queste parti di confine con le Alpi Marittime francesi - con la Costa Azzurra, se si vuole! -, così come alcune situazioni, diverse memorie storiche, il dopoguerra, la bellezza della natura e del paesaggio. L'incanto é tutto nelle vicende narrate con grande maestria dall'autore.
Nico Orengo - appare giusto sottolinearlo - é stato impegnato nella vita reale, e non solo con la testimonianza resa dalle sue opere, a difendere tanti luoghi belli di questa zona, la Piana di Latte a Ventimiglia, soprattutto, dall'assalto del cemento. Non sempre ci riuscì.
Questo scrittore ha narrato in altri romanzi altre trame di grande respiro, che hanno anche spaziato in tutto il Ponente Ligure, in Piemonte, in Francia. Difficilmente, tuttavia, se l'ambientazione non era in toto nella zona di Latte, ne trascurava almeno un accenno. Come nel caso di un agile librettino che ci porta con commossa partecipazione dalla Provenza degli impressionisti a posti magici che non ci sono più, con l'inserimento di ritratti di attori americani, passati dalla Riviera e che giustamente sono rimasti nell'animo popolare, e di tante altre belle storie: "Gli spiccioli di Montale".
Claude Izzo, morto prematuramente circa venti anni fa, impegnato sul fronte sociale ed antirazzista, trasfigurava i suoi valori in cupe storie noir (anche di plot un po' esagerato), non certo ben rese nella versione televisiva con Alain Delon. Di sicuro nelle sue opere Marsiglia e dintorni, non molto lontani da questa riviera, assumono contorni quasi magici: si sentono l'odore del mare, i profumi dei fiori e delle erbe mediterranei, i sapori di cibi cosmopoliti. E si palpita nei suoi libri per personaggi che sembrano usciti da una canzone di Francesco De Gregori, nel contempo in cui certi "cattivi" sembrano un po' esagerati, anche se fanno rinviare con il pensiero ai tanti intrecci criminali realmente esistenti di qua e di là della frontiera.
C'era grande stima in Francesco Biamonti per Jean Giono, notevole scrittore della Provenza, sincero cantore della natura: certe luci, certi colori, certe montagne di Manosque (dove dimorava stabilmente Giono, che però ambientava le sue opere di autentico grande livello in altre parti della Provenza e non solo) che ricordano il nostro entroterra: e quella posizione geografica (solo per citare, la montagna della Lure, la Durance, la Bleone) trova in Pierre Magnan (forse per i più non eccelso autore, ma pur sempre amico di Giono) un sincero e convincente cantore. Su Giono si può aggiungere che con "L'affare Dominici" seppe condurre una coraggiosa inchiesta giornalistica dai toni elegiaci - purtroppo non coronata da successo - contro storture poliziesche e giudiziarie che si esercitavano proprio dalle sue parti, ma non si può neppure dimenticare l'umanità di certi suoi gendarmi di metà Ottocento, che si muovevano a cavallo in notti di tregenda a ponente del Rodano.
Molti di questi temi sono stati affrontati - come già, del resto, da Francesco Biamonti e da Nico Orengo, mossi dalle proprie personali poetiche - da Arturo Viale, che luoghi, fatti e persone di questo Ponente Ligure li descrive con appassionata vena, competenza e significativa scrittura: lo saranno di sicuro ancora nei suoi prossimi lavori.
Adriano Maini