Un giovanotto, nato e residente ai Gallinai di Bordighera, che in seguito avrebbe fatto altre brevi esperienze lavorative in trasferta in Svizzera, a Verona ed in Germania, aveva già militato in un campionato inferiore di calcio nel Grasse con mansioni - procurategli dai dirigenti della squadra - da cameriere da espletare più vicino al mare, sempre in Costa Azzurra, ma una volta, ancora negli anni Cinquanta, un breve rodaggio da migrante lo fece a Marsiglia: ne avrebbe in pratica solo ricordato la rudezza, ad usare un eufemismo, usata dalla polizia in un banale, banalissimo caso di accesa discussione sedata a manganellate, quando proprio non sarebbe stato il caso, tra italiani, forse disprezzati come gli algerini all'epoca in rivolta contro la Francia.
Gianfranco Raimondo nel 1950 si trovava con la madre a Marsiglia in visita alla zia. Adolescente appassionato delle due ruote, ebbe l'occasione di fare con comprensibile emozione un salto all'albergo che ospitava la squadra nazionale italiana di ciclismo che partecipava al Tour de France per vedere i suoi beniamini: gli capitò di ritrovarsi in una fotografia di gruppo con quel fiore di campioni e di gregari pubblicata sul più noto quotidiano sportivo della Penisola, ma con una didascalia che lo descriveva come povero bambino italiano emigrato Oltralpe, perché l'autore dello scritto, data la permanente bassa statura di Raimondo, non si era accorto che si trattava, invece, di un quindicenne! Ed in quel luglio particolare i crucci di Gianfranco furono anche quelli per il ritiro, imposto da Bartali offeso per le continue intemperanze degli spettatori transalpini, della compagine azzurra, per di più con la rinuncia alla maglia gialla, simbolo del primato in quella corsa, ormai saldamente indossata da Magni.
Giuliano Pajetta, già combattente in difesa della Repubblica in Spagna, aveva fatto le sue prime esperienze di lotta di Liberazione proprio nel sud della Francia, prima di portarsi nel nostro Paese dove, ispettore in Lombardia delle Brigate partigiane "Garibaldi", venne poi catturato dalle SS per essere deportato in un lager, dove fu protagonista di un'epica rivolta contro i nazisti, ma in quella primavera del 1983 era a Marsiglia in qualità di responsabile della Commissione Emigrazione del Partito comunista italiano. Terminata la riunione con i compagni francesi, fece fare al suo accompagnatore, che doveva tornare nel ponente ligure, una breve camminata lungo la Canebière di Marsiglia, la lunga strada che conduce al Porto Vecchio, illustrando quanto di carattere sociale e di costume fosse da lungo tempo rilevante come caratteristica delle frequentazioni di quell'arteria. Il giovane funzionario recepì, invero, ben poco di quelle affabulazioni, perché tutto teso a formulare domande sul passato militante di quell'illustre dirigente, di cui, del resto, aveva appena letto il formidabile libro "Douce France", ambientato in Provenza ed imperniato sulle iniziative clandestine di un attivista comunista italiano tra un arresto ed un altro. Ma non ci furono risposte, se non molto evasive, come sempre capitava anche ai suoi più stretti collaboratori, se a Pajetta venivano posti quesiti su suoi trascorsi antifascisti.
Jean-Claude Izzo, invece, forse è stato l’ultimo grande cantore di gruppi di belle ragazze a passeggio sulla Canebière per destare l’ammirazione maschile, uno dei temi invero sollevati da Giuliano Pajetta. E di sicuro nelle opere di Izzo Marsiglia e dintorni assumono contorni quasi magici: si sentono l'odore del mare, i profumi dei fiori e delle erbe mediterranei, i sapori di cibi cosmopoliti; si palpita per personaggi che sembrano usciti da una canzone di Francesco De Gregori; certi "cattivi" sembrano un po' esagerati, ma fanno rinviare con il pensiero alle tante trame criminali realmente esistenti di qua e di là della frontiera.
Molto spesso la letteratura ed il cinema si sono occupati di Marsiglia: il materiale per analizzare tanti altri aspetti di questa metropoli non manca di sicuro!
Adriano Maini
Gianfranco Raimondo nel 1950 si trovava con la madre a Marsiglia in visita alla zia. Adolescente appassionato delle due ruote, ebbe l'occasione di fare con comprensibile emozione un salto all'albergo che ospitava la squadra nazionale italiana di ciclismo che partecipava al Tour de France per vedere i suoi beniamini: gli capitò di ritrovarsi in una fotografia di gruppo con quel fiore di campioni e di gregari pubblicata sul più noto quotidiano sportivo della Penisola, ma con una didascalia che lo descriveva come povero bambino italiano emigrato Oltralpe, perché l'autore dello scritto, data la permanente bassa statura di Raimondo, non si era accorto che si trattava, invece, di un quindicenne! Ed in quel luglio particolare i crucci di Gianfranco furono anche quelli per il ritiro, imposto da Bartali offeso per le continue intemperanze degli spettatori transalpini, della compagine azzurra, per di più con la rinuncia alla maglia gialla, simbolo del primato in quella corsa, ormai saldamente indossata da Magni.
Giuliano Pajetta, già combattente in difesa della Repubblica in Spagna, aveva fatto le sue prime esperienze di lotta di Liberazione proprio nel sud della Francia, prima di portarsi nel nostro Paese dove, ispettore in Lombardia delle Brigate partigiane "Garibaldi", venne poi catturato dalle SS per essere deportato in un lager, dove fu protagonista di un'epica rivolta contro i nazisti, ma in quella primavera del 1983 era a Marsiglia in qualità di responsabile della Commissione Emigrazione del Partito comunista italiano. Terminata la riunione con i compagni francesi, fece fare al suo accompagnatore, che doveva tornare nel ponente ligure, una breve camminata lungo la Canebière di Marsiglia, la lunga strada che conduce al Porto Vecchio, illustrando quanto di carattere sociale e di costume fosse da lungo tempo rilevante come caratteristica delle frequentazioni di quell'arteria. Il giovane funzionario recepì, invero, ben poco di quelle affabulazioni, perché tutto teso a formulare domande sul passato militante di quell'illustre dirigente, di cui, del resto, aveva appena letto il formidabile libro "Douce France", ambientato in Provenza ed imperniato sulle iniziative clandestine di un attivista comunista italiano tra un arresto ed un altro. Ma non ci furono risposte, se non molto evasive, come sempre capitava anche ai suoi più stretti collaboratori, se a Pajetta venivano posti quesiti su suoi trascorsi antifascisti.
Jean-Claude Izzo, invece, forse è stato l’ultimo grande cantore di gruppi di belle ragazze a passeggio sulla Canebière per destare l’ammirazione maschile, uno dei temi invero sollevati da Giuliano Pajetta. E di sicuro nelle opere di Izzo Marsiglia e dintorni assumono contorni quasi magici: si sentono l'odore del mare, i profumi dei fiori e delle erbe mediterranei, i sapori di cibi cosmopoliti; si palpita per personaggi che sembrano usciti da una canzone di Francesco De Gregori; certi "cattivi" sembrano un po' esagerati, ma fanno rinviare con il pensiero alle tante trame criminali realmente esistenti di qua e di là della frontiera.
Molto spesso la letteratura ed il cinema si sono occupati di Marsiglia: il materiale per analizzare tanti altri aspetti di questa metropoli non manca di sicuro!
Adriano Maini