Non ho mai viaggiato molto, né sono stato particolarmente assiduo di
Milano, ma il ciclo dei miei contatti si é sviluppato lungo l'arco di
circa sessant'anni. Trascurando i ricordi di Duomo, Castello Sforzesco,
modellino dell'Andrea Doria che, salendo, spiccava a sinistra dei binari
della Stazione Centrale e Zoo, posso sottolineare che circa ad otto
anni venni accompagnato a vedere la Pietà Rondanini, tutto trepidante
perché già informato che era l'opera lasciata incompiuta dal grande
Michelangelo. E che, più o meno, in quel periodo ho visto, se non
rammento male, non lo specifico Museo, ma una vera grande Mostra del
Risorgimento. Il costruendo Pirelli e la costruenda Metropolitana.
Rapporti di famiglia, in seguito lavoro, manifestazioni, nuovi rapporti
di famiglia hanno accompagnato la mia relazione con Milano.
A Milano da
sempre, per me, il fascino del tram con il suo scampanellio particolare;
in seguito, anche quello del metrò. A Milano o andando e venendo da
Milano ho assistito a fatti curiosi; talora qualcosa di più che curiosi.
Tante storie, insomma. Forse qualcuna da raccontare una volta di più. Ma se la malia
esercita da una grande città su di un bambino degli anni '50 può essere
retrospettivamente, soprattutto se inquadrata nel processo di crescita
della civiltà materiale, abbastanza compresa, trovare da adulto bello,
superata la fase giovanile tipica di ogni generazione, ma indifferente a
tanti particolari, l'insieme, come é capitato a me, di strade e di case
qualunque ha veramente qualcosa di misterioso.
Adriano Maini