sabato 20 luglio 2019

Due parole su Milano


Non ho mai viaggiato molto, né sono stato particolarmente assiduo di Milano, ma il ciclo dei miei contatti si é sviluppato lungo l'arco di circa sessant'anni. Trascurando i ricordi di Duomo, Castello Sforzesco, modellino dell'Andrea Doria che, salendo, spiccava a sinistra dei binari della Stazione Centrale e Zoo, posso sottolineare che circa ad otto anni venni accompagnato a vedere la Pietà Rondanini, tutto trepidante perché già informato che era l'opera lasciata incompiuta dal grande Michelangelo. E che, più o meno, in quel periodo ho visto, se non rammento male, non lo specifico Museo, ma una vera grande Mostra del Risorgimento. Il costruendo Pirelli e la costruenda Metropolitana. 

Rapporti di famiglia, in seguito lavoro, manifestazioni, nuovi rapporti di famiglia hanno accompagnato la mia relazione con Milano.

A Milano da sempre, per me, il fascino del tram con il suo scampanellio particolare; in seguito, anche quello del metrò. A Milano o andando e venendo da Milano ho assistito a fatti curiosi; talora qualcosa di più che curiosi. 

Tante storie, insomma. Forse qualcuna da raccontare una volta di più. Ma se la malia esercita da una grande città su di un bambino degli anni '50 può essere retrospettivamente, soprattutto se inquadrata nel processo di crescita della civiltà materiale, abbastanza compresa, trovare da adulto bello, superata la fase giovanile tipica di ogni generazione, ma indifferente a tanti particolari, l'insieme, come é capitato a me, di strade e di case qualunque ha veramente qualcosa di misterioso.
 
Adriano Maini