domenica 30 giugno 2019

Ancora Puskàs!


Ieri Alberto - ero sceso un attimo in spiaggia per salutarlo dopo un po' di tempo che non lo vedevo - tra le altre cose mi ha detto che pochi giorni prima Arturo Viale gli aveva fatto dono di un libriccino di ricordi locali. Nell'illustrarlo ha aggiunto che questa fatica del nostro comune amico parla anche di Puskás. Per combinazione ho visto spesso in questo periodo Arturo, ma non mi è venuto in mente neanche un volta di fargli domande sull'asso magiario del calcio. Eppure sono stato tra i primi in zona a comprare il suo "Oltrepassare" (2018, Edizioni Zem di Vallecrosia), perché di questo ritengo si tratti. Nella fretta non ho approfondito neppure con Alberto. Neppure per sapere se per caso non si é ritrovato per le mani un altro lavoro dell'infaticabile Arturo. Lavoro che magari su Puskàs sia ad echeggiare qualcosa di quello che sto per mettere qui di seguito in evidenza.
Mi è venuto il destro, in effetti, di aggiungere qualcosa sulla presenza di Puskàs a Bordighera (IM), in aspetti che non trovo mai rammentati in pubblicazioni scritte.
Avevo già accennato su altro blog che questo giocatore - l'episodio l'avevo raccolto direttamente tra il 1963 ed il 1964 - almeno in un'occasione aveva fatto dell'esercizio motorio - compresi alcuni magici palleggi! - insieme agli atleti della Giovane Bordighera su quel vecchio campo - oggi un parcheggio e piccolo spazio per le bocce - là sul Capo.
Sì, perché qualche mese fa, appena riportato quel simpatico particolare, mi venne naturale, appena lo rividi, chiedere conferma di quella bella nota a Walter, che all'epoca aveva militato in quella compagine di soli allievi e juniores.
Il fatto è che Walter mi aggiunse fieno in cascina. La sua memoria diretta - se riesco a tratteggiarla al meglio - è più o meno la seguente. Un giorno i responsabili della squadra preannunciarono ai ragazzi che ad un loro prossimo allenamento avrebbe partecipato un personaggio importante, di cui non fecero subito il nome. Ed aggiunsero che si sarebbero dovuti comportare bene, qualsiasi significato avessero voluto indicare con questo termine. Alla data stabilita videro arrivare alla Spianata del Capo un'auto lussuosa, guidata da autista. Ne discese un uomo che venne subito presentato. Pochi - neppure Walter - compresero sul momento chi fosse. Compiuti i rituali giri di campo, anche quel signore, ai più ancora ignoto, prese parte alla partitella che ne seguì. Conoscessero o non conoscessero in precedenza quel nome, illustre invero per milioni e milioni di appassionati, il valore tecnico di Puskàs, un Puskàs pur vicino al termine della sua lunga carriera, apparve luminoso agli occhi di tutti quei giovani. Che non dimenticarono più l'ex colonnello ungherese. E che quel giorno ubbidirono anche agli ordini di scuderia, cercando di non contrastare troppo rudemente il grande campione del Real Madrid.
Questi fatti a calda dimensione umana mi fanno tornare in mente altro, sotto forme diverse, di analoga temperie, come questo incontro di cui ho già riferito.
Dovrei tornare ad Arturo Viale ed a inediti - almeno per me - da lui raccolti intorno alla presenza di Puskàs in Italia tra le fine del 1956 ed il 1958, quando il calciatore, come forse è noto, non rientrato, al pari dei compagni della Honved, in Ungheria dopo la repressione della rivolta del novembre, appunto, del 1956, fu costretto ad una forzata inattività. Ma di tutto questo tenterò di riferire prossimamente.