Dal luglio all'8 settembre 1943, vennero preparate evasioni e assicurata protezione a soldati italiani da parte di gruppi partigiani francesi di Joseph le Fou (Joseph Manzone) e dalle popolazioni di Nizza, Cannes e Monaco.
Marinai francesi favorirono imbarchi clandestini verso la costa ligure.
Dopo l'8 settembre alcune guide alpine francesi presero in consegna gruppi di militari sbandati della disciolta IV Armata italiana, dando loro cibo e vestiario e conducendoli poi nel rifugio Nizza al colle di Tenda. Lì venivano presi in consegna dai resistenti italiani che lavoravano in piena sintonia con i francesi, cercando di convincerli ad aggregarsi a formazioni partigiane alpine o costiere, in previsione di uno sbarco delle truppe alleate.
Un episodio che favorì le relazioni italo-francesi accadde l'8 settembre 1943 nella stazione di Nizza, importante nodo ferroviario per il transito dei convogli che riportavano in Italia i reparti della IV armata, configurando, altresì, in ordine cronologico - la sera stessa dell'annuncio dell'armistizio - il primo atto ufficiale di lotta armata della Resistenza Italiana, compiuto dal sottotenente siciliano Salvatore Bono, che rimase gravemente ferito, ma che in seguito potè di persona essere insignito della medaglia d’oro al valor militare.
Alipio Amalberti, nato a Soldano l’11 febbraio 1901, zio materno di Pietro Gerolamo Marcenaro e di Sergio Marcenaro, giovanissima staffetta partigiana, già nelle giornate che seguirono l’8 settembre metteva in piedi un’organizzazione per finanziare ed armare i gruppi che si stavano formando in montagna a Baiardo (IM) insieme a Renato Brunati di Bordighera, fucilato dalle SS il 19 maggio 1944 sul Turchino e Lina Meiffret, proprietaria di una villa poco fuori Baiardo, punto di riferimento e talora rifugio di quella piccola banda, che, catturata insieme al fidanzato Brunati, venne deportata in un campo di concentramento in Germania, da cui tornò fortemente provata, ma salva.
Arrestato il 24 maggio 1944 a Vallecrosia e tenuto come ostaggio, in quanto segnalato più volte come sovversivo, Alipio Amalberti venne fucilato a Badalucco il 5 giugno 1944 come ritorsione ad un’azione del distaccamento di “Artù”, Arturo Secondo, compiuta il 31 maggio.
Pietro Gerolamo Marcenaro, in seguito colonna della SAP e del Gruppo Sbarchi (i Partigiani del Mare) di Vallecrosia risultava latitante già nel verbale della Questura (fascista) di Imperia del 15 giugno 1944, riferito alle indagini ed agli arresti effettuati verso la fine di maggio 1944 nella zona di Ventimiglia e di Bordighera a danno del costituendo CLN di Ventimiglia, del già esistente CLN di Bordighera, del gruppo antifascista “Giovane Italia” e di altri patrioti collegati.
Un ex milite della Brigata Nera di Bordighera, imputato davanti alla Corte d'Assise Straordinaria, in un tentativo di autodifesa, asseriva di avere preavvisato a suo tempo il maggiore Raimondo, ricercato dalle SS tedesche, di porsi in salvo. Il Raimondo in questione era Luigi Raimondo, maggiore degli alpini a riposo, che si incontra attivo nella Resistenza sia in occasione della Missione Flap - quando aveva aiutato insieme al figlio Mario Pietro Loi, guida della squadra della Missione che aveva scelto di rientrare tra le fila alleate in Costa Azzurra via mare da Ventimiglia - che della prima Missione Corsaro.
Raimondo lasciò scritto un appunto in cui asseriva di essere stato incaricato dal capitano Gino Punzi di portare una radio ricetrasmittente a Vallecrosia, ma si può presumere che si trattasse di Bordighera, dove sia Giuseppe Porcheddu in Arziglia sia i Chiappa, padre e figli, sempre in Bordighera, nel loro garage situato quasi in centro città, risultano da diverse fonti essere stati coinvolti nella vicenda testè richiamata.
Nel memoriale di Paolo Loi, fratello del citato Pietro Loi, nella parte relativa al suo ritorno dalla Francia ad aprile 1945, con uno sbarco a Vallecrosia e prosecuzione dell'incarico - affidato al suo gruppo dagli alleati - di portare materiale ai garibaldini in montagna - si viene a sapere del suo incontro dalle parti della Valle Argentina con il maggiore Raimondo ormai costretto alla fuga.
Per la registrazione dell’atto di morte (una pratica ingarbugliata) del capitano Punzi presso il comune di Ventimiglia comparvero come testimoni Luigi Raimondo ed il figlio Mario. Mario Raimondo "Mariun" si era a suo tempo speso, oltre che con il padre, anche con Efisio "Mare" Loi, a sua volta genitore dei mentovati Paolo Loi e Pietro Loi - quest'ultimo coinvolto oltre che nella Missione Flap in altre operazioni con gli alleati -, e Albino Machnich, nella raccolta di informazioni militari.
Marinai francesi favorirono imbarchi clandestini verso la costa ligure.
Dopo l'8 settembre alcune guide alpine francesi presero in consegna gruppi di militari sbandati della disciolta IV Armata italiana, dando loro cibo e vestiario e conducendoli poi nel rifugio Nizza al colle di Tenda. Lì venivano presi in consegna dai resistenti italiani che lavoravano in piena sintonia con i francesi, cercando di convincerli ad aggregarsi a formazioni partigiane alpine o costiere, in previsione di uno sbarco delle truppe alleate.
Un episodio che favorì le relazioni italo-francesi accadde l'8 settembre 1943 nella stazione di Nizza, importante nodo ferroviario per il transito dei convogli che riportavano in Italia i reparti della IV armata, configurando, altresì, in ordine cronologico - la sera stessa dell'annuncio dell'armistizio - il primo atto ufficiale di lotta armata della Resistenza Italiana, compiuto dal sottotenente siciliano Salvatore Bono, che rimase gravemente ferito, ma che in seguito potè di persona essere insignito della medaglia d’oro al valor militare.
Alipio Amalberti, nato a Soldano l’11 febbraio 1901, zio materno di Pietro Gerolamo Marcenaro e di Sergio Marcenaro, giovanissima staffetta partigiana, già nelle giornate che seguirono l’8 settembre metteva in piedi un’organizzazione per finanziare ed armare i gruppi che si stavano formando in montagna a Baiardo (IM) insieme a Renato Brunati di Bordighera, fucilato dalle SS il 19 maggio 1944 sul Turchino e Lina Meiffret, proprietaria di una villa poco fuori Baiardo, punto di riferimento e talora rifugio di quella piccola banda, che, catturata insieme al fidanzato Brunati, venne deportata in un campo di concentramento in Germania, da cui tornò fortemente provata, ma salva.
Arrestato il 24 maggio 1944 a Vallecrosia e tenuto come ostaggio, in quanto segnalato più volte come sovversivo, Alipio Amalberti venne fucilato a Badalucco il 5 giugno 1944 come ritorsione ad un’azione del distaccamento di “Artù”, Arturo Secondo, compiuta il 31 maggio.
Pietro Gerolamo Marcenaro, in seguito colonna della SAP e del Gruppo Sbarchi (i Partigiani del Mare) di Vallecrosia risultava latitante già nel verbale della Questura (fascista) di Imperia del 15 giugno 1944, riferito alle indagini ed agli arresti effettuati verso la fine di maggio 1944 nella zona di Ventimiglia e di Bordighera a danno del costituendo CLN di Ventimiglia, del già esistente CLN di Bordighera, del gruppo antifascista “Giovane Italia” e di altri patrioti collegati.
Un ex milite della Brigata Nera di Bordighera, imputato davanti alla Corte d'Assise Straordinaria, in un tentativo di autodifesa, asseriva di avere preavvisato a suo tempo il maggiore Raimondo, ricercato dalle SS tedesche, di porsi in salvo. Il Raimondo in questione era Luigi Raimondo, maggiore degli alpini a riposo, che si incontra attivo nella Resistenza sia in occasione della Missione Flap - quando aveva aiutato insieme al figlio Mario Pietro Loi, guida della squadra della Missione che aveva scelto di rientrare tra le fila alleate in Costa Azzurra via mare da Ventimiglia - che della prima Missione Corsaro.
Raimondo lasciò scritto un appunto in cui asseriva di essere stato incaricato dal capitano Gino Punzi di portare una radio ricetrasmittente a Vallecrosia, ma si può presumere che si trattasse di Bordighera, dove sia Giuseppe Porcheddu in Arziglia sia i Chiappa, padre e figli, sempre in Bordighera, nel loro garage situato quasi in centro città, risultano da diverse fonti essere stati coinvolti nella vicenda testè richiamata.
Nel memoriale di Paolo Loi, fratello del citato Pietro Loi, nella parte relativa al suo ritorno dalla Francia ad aprile 1945, con uno sbarco a Vallecrosia e prosecuzione dell'incarico - affidato al suo gruppo dagli alleati - di portare materiale ai garibaldini in montagna - si viene a sapere del suo incontro dalle parti della Valle Argentina con il maggiore Raimondo ormai costretto alla fuga.
Per la registrazione dell’atto di morte (una pratica ingarbugliata) del capitano Punzi presso il comune di Ventimiglia comparvero come testimoni Luigi Raimondo ed il figlio Mario. Mario Raimondo "Mariun" si era a suo tempo speso, oltre che con il padre, anche con Efisio "Mare" Loi, a sua volta genitore dei mentovati Paolo Loi e Pietro Loi - quest'ultimo coinvolto oltre che nella Missione Flap in altre operazioni con gli alleati -, e Albino Machnich, nella raccolta di informazioni militari.
Adriano Maini