Nel film "Good Morning Babilonia" dei fratelli Taviani, i protagonisti, emigrati negli Stati Uniti, dove lavorarono anche come scenografi per la realizzazione del famoso kolossal "Intolerance" del regista David Griffith, tornarono per combattere nella Grande guerra, nel corso della quale rimasero uccisi.
Una vicenda similare, ma a lieto fine, accadde - come su questo blog si è già riferito - ad un abitante di Seborga, che, tuttavia, terminata l'immane carneficina, lasciò in Liguria la famiglia che a suo tempo aveva già formato, per tornarsene in America da quella nuova.
Un cittadino della vicina Perinaldo aveva fatto anch'egli fortuna, una grande fortuna, negli States, ma l'unica sua famiglia, poco prima del mentovato conflitto, la voleva proprio portare con sé nella sua nuova nazione. In attesa di rientrare, un giorno pensò di sistemare una campagna prossima alla strada per Baiardo, forse per togliere un fastidio a chi l'avrebbe lasciata. Sistemata una mina sotto un tratto roccioso che andava eliminato, diede fuoco alla miccia. Passavano i minuti, ma non succedeva niente. Dopo un lungo lasso di tempo si avvicinò all'esplosivo, che proprio in quel momento andò a deflagrare. Il malcapitato, prima di spirare, visse ancora alcuni giorni di agonia.
Dei suoi cari nessuno all'epoca vide l'America.
Due bambini sloveni videro la Grande guerra sulle porte di casa, case sparse a pochi chilometri di distanza, sul fronte dell'Isonzo. Crescendo, si sarebbero sposati e sarebbero arrivati sino a Bordighera.
A Bordighera, quasi al confine con Vallecrosia, abitava in una bella campagna vicina a Villa Cava un veterano della Grande guerra, della quale amava parlare con tutte le persone che incontrava: solo una banale caduta gli impedì di continuare a farlo da ultracentenario.
Una vicenda similare, ma a lieto fine, accadde - come su questo blog si è già riferito - ad un abitante di Seborga, che, tuttavia, terminata l'immane carneficina, lasciò in Liguria la famiglia che a suo tempo aveva già formato, per tornarsene in America da quella nuova.
Una parte del territorio comunale di Perinaldo (IM). Dietro il primo abitato, il borgo di Baiardo |
Un cittadino della vicina Perinaldo aveva fatto anch'egli fortuna, una grande fortuna, negli States, ma l'unica sua famiglia, poco prima del mentovato conflitto, la voleva proprio portare con sé nella sua nuova nazione. In attesa di rientrare, un giorno pensò di sistemare una campagna prossima alla strada per Baiardo, forse per togliere un fastidio a chi l'avrebbe lasciata. Sistemata una mina sotto un tratto roccioso che andava eliminato, diede fuoco alla miccia. Passavano i minuti, ma non succedeva niente. Dopo un lungo lasso di tempo si avvicinò all'esplosivo, che proprio in quel momento andò a deflagrare. Il malcapitato, prima di spirare, visse ancora alcuni giorni di agonia.
Dei suoi cari nessuno all'epoca vide l'America.
Due bambini sloveni videro la Grande guerra sulle porte di casa, case sparse a pochi chilometri di distanza, sul fronte dell'Isonzo. Crescendo, si sarebbero sposati e sarebbero arrivati sino a Bordighera.
A Bordighera, quasi al confine con Vallecrosia, abitava in una bella campagna vicina a Villa Cava un veterano della Grande guerra, della quale amava parlare con tutte le persone che incontrava: solo una banale caduta gli impedì di continuare a farlo da ultracentenario.
Qualche lettera dal fronte di un antenato, in qualche caso poi caduto, qualche documento in qualche modo attinente la Grande guerra, qualche foglio di congedo, qualche fotografia anche di gruppo, qualche attestato e qualche medaglia di Cavaliere di Vittorio Veneto, qualche Croce di Guerra: ebbene, qualche testimonianza di tale fatta è ancora conservata in diverse famiglie.
Da Sanremo a Ventimiglia come immigrati giunsero via via altri reduci della Grande guerra: non tutti vollero raccontare le esperienze attraversate, ma qualcuno sì, come Badin a Coldirodi, e, involontariamente, un procaccia delle poste di Ventimiglia.
Ventimiglia (IM): Monumento ai Caduti |
In tutti i paesi e in tutte le cittadine della zona intemelia i Monumenti ai Caduti attestano tuttora le cifre paurose degli stermini causati dalla Grande guerra, anche in quelli della parte di Val Roia diventata francese.
Adriano Maini