domenica 7 dicembre 2025

Ma il Maxxi no

Interno del Maxxi a Roma. Foto: Gian Maria Lojacono

Il bel volto nobile e serio di una persona molto alta spiccava sotto la pioggia tra la folla: era Vittorio Gassman in Piazza del Popolo a Roma il 28 novembre 1971 nel corso della manifestazione nazionale unitaria antifascista, che vide la presenza di 300.000 partecipanti.

Sempre in quell'anno riusciva facile ad alcuni studenti di un discretamente lungo corso del Partito comunista, tenuto alle cosiddette Frattocchie sui Colli Albani, trovare parcheggio per le auto in centro città e consentire loro di entrare con comodo tra la folla del comizio del Primo Maggio sindacale in Piazza San Giovanni, certo non gremita come per le attuali kermesse musicali di pari data.
Non era la prima volta in quel periodo che a quei ragazzotti capitava di trovare acconcia sistemazione per la vettura, se decidevano di scendere di sera a Roma per vedere un film, magari dopo avere assaggiato robuste porzioni di buona pochetta arrosto: ma ben presto, a quanto risulta, il traffico capitolino sarebbe ben impazzito come una maionese non riuscita.

Nei primi anni Novanta ad una cena preparata alla buona all'aperto davanti a riadattate scuderie di una Villa sul Gianicolo, già teatro degli scontri del 1849 contro le truppe francesi dei volontari guidati da Garibaldi a difesa della Repubblica Romana, un commensale parlava agli ospiti imperiesi, improvvisati dell'ultimo minuto, di sue ormai lontane, ma per lui noiose vacanze estive a Perinaldo: preferiva località più frequentate, per non dire più mondane, il figlio dello storico dirigente comunista, che il 16 settembre 1944 durante un comizio a Villalba, feudo di don Calò Vizzini, aveva subito un attentato di Cosa Nostra, e di cui si tramanda ancora con simpatia la presenza nel ridente villaggio in altura quasi al confine con la Francia.
La padrona di casa, invece, aveva già incaricato i due liguri di trasmettere i suoi affettuosi saluti ad Angelo Oliva, che non vedeva ormai più da quasi due decenni.

I due, spesso a Roma perchè dirigenti a diverso titolo della loro Associazione di categoria, soggiornavano in genere nei pressi della Stazione Termini: i tempi, al netto di congressi e di convegni, erano per loro stretti, ma un salto al vicino Museo Nazionale Romano nelle Terme di Diocleziano o ad una non lontana Galleria di Arte Moderna, che pure si erano ripromessi di visitare, non riuscirono mai a farlo, o probabilmente furono in proposito negligenti. No, non c'era ancora il Maxxi, ben piazzato in un'altra zona.
Non furono così ignavi, invece, nel gironzolare nei dopocena ad esempio a Trastevere, dove almeno in un'occasione poterono assistere divertiti al fitto scambio di battute di tre avventori di un pubblico esercizio, dignitosi emuli - a dire il vero - di un certo Petrolini.
Grande soddisfazione trovarono, inoltre, con una trasferta in pullman per una manifestazione nazionale, perché, ritrovandosi al termine del corteo con gli altri imperiesi ad una rapida colazione con vista sui Fori Imperiali, ebbero agio di trasmettere le loro esperienze in loco, interrotti di frequente, tuttavia, da tante domande, coordinate da un buontempone capotavola e fatte a chi inopitamente stava passando per essere un buon cicerone della città eterna: il tutto in grande allegria.

Adriano Maini 

giovedì 27 novembre 2025

Un viaggio in rapido da Milano

Ventimiglia (IM): l'angolo di Mortola ben noto a Nico Orengo

Rileggendo per caso - sfogliando, verrebbe da dire - vecchi articoli di questo blog, ci si accorge una volta di più di tanti aspetti dimenticati o sul momento trascurati.
Sui fumetti ad esempio, segnatamente per "intrepido", non è secondario sottolineare che il regista Gianni Amelio una dozzina d'anni fa si fosse esplicitamente  ispirato a quel giornalino per il suo film "L'intrepido" con interprete principale Antonio Albanese. In un'intervista di quel tempo Amelio, dopo aver sostenuto che "intrepido" é il protagonista, affermava: "un film con l'anelito al lieto fine, come nei fumetti dell'Intrepido, dove c'erano tante storie ambientate in tutti i mondi e le epoche possibili, ogni settimana si restava con il fiato sospeso, ma sapevi che 15 settimane dopo con la parola fine arrivava la felicità."
In quel periodo era anche appena uscita una storia dei fumetti comparsi in Italia dalla fine della seconda guerra mondiale, di un autore titolare di cattedra di Letteratura per l'infanzia all'Università di Bologna, ma dalla intatta passione per le letture dell'infanzia e dell'adolescenza: forse aveva provato a salvarsi l'immagine di severo accademico costellando di ponderose note critiche il suo libro, come puntigliosamente rimarcava al giornalista che gli poneva le domande.
Un po' di tempo prima, anzi, quando Lucca Comics and Games si chiamava ancora  Salone Internazionale dei Comics un insigne collezionista di questa provincia, molto apprezzato alla rassegna della città toscana, sosteneva che erano ben altri i fumetti ricercati dagli intenditori. Quelli anteguerra. E quelli subito dopo la guerra. E non tutti. 
In pregressa corrispondenza con un'erudita blogger ci si imbatteva negli esiti di una sua paziente, sensibile ed intelligente ricerca sulla produzione letterara di Nico Orengo, da cui emergeva che questo scrittore, così legato a Mortola  di Ventimiglia, sapeva coniugare al meglio pagine improntate a robusto realismo con altre soffuse di delicato romanticismo, accompagnando il lettore, cui donava di tanto in tanto lampi di incantata magia, per ignoti ed impervi sentieri, per lo più corrispondenti a luoghi del Ponente Ligure.
Un viaggio in treno - un rapido - da Milano a Ventimiglia all'inizio di una ormai lontana estate. Nello scompartimento c'era Carlo Levi, che poi scese ad Alassio, dove, sulle alture, aveva casa e ricordi d'infanzia. Un distinto signore molto elegante nel suo abito di lino chiaro. Il vicino dirimpettaio insistette ingenuamente a dirgli che in quella cittadina era nata sua madre. Lo spessore umano di un personaggio che si lasciava tormentare dalle domande dello scocciatore. Entrambi reduci da una Conferenza sull'Emigrazione, svolta in una bella villa sul Lago di Como. Lui dirigente di quel sodalizio e grande relatore con un discorso intriso di splendide e commoventi immagini. L'altro semplice spettatore. In vettura Carlo Levi impartì all'altro una lezione di vita. E di autentica Storia. Non si lasciò andare ai ricordi di "Cristo si é fermato ad Eboli". Tutt'al più parlò delle sue prove artistiche di pittore. Fece toccare con mano con la sua narrazione di fatti apparentemente minuti il profondo significato di essere degni cittadini.

Adriano Maini

giovedì 20 novembre 2025

Vecchie occhiate della CIA sul ponente ligure

Particolare di un documento - cit. infra - desegretato della CIA su Libero Alborno

In una forma o nell'altra ogni tanto si scrive di spie nel ponente ligure prima, durante, e subito dopo la seconda guerra mondiale.
Di una delle regine delle centrali di spionaggio, la CIA, si trovano documenti sul Web, che si riferiscono in qualche modo a questa zona ed ai quali in alcune occasioni qui si è già fatto riferimento.
In una carta degli spioni statunitensi datata 6 dicembre 1951 ci si diffondeva sulla figura di Libero Alborno, affermato floricoltore in Frazione Latte di Ventimiglia, già membro del CLN della città di confine, ma soprattutto esponente di spicco del Partito Comunista locale. Di Alborno si presumeva fosse responsabile di una organizzazione paramilitare: è appena il caso di sottolineare che all'epoca non solo la CIA, ma anche altre centrali, compresi la polizia segreta di Scelba e gli antesignani di Gladio in Italia, vedevano - inducendo ad assumere svariate inziative illegali di contrasto - pericoli rossi armati quantomeno nella nostra penisola, una tesi largamente smantellata da ripetuti recenti studi accademici.
Un'altra amenità attribuita ad Alborno era che fosse impegnato nel contrabbando: come se le campagne, che conduceva con grande profitto, e l'attività politica non gli occupassero a sufficienza tempo ed energie.
La CIA coglieva, invece, nel segno, attribuendo a Libero Alborno un forte ruolo nei transiti clandestini di persone attraverso la frontiera: non specificava, tuttavia, come è stato tramandato nella trasmissione orale da tanti uomini progressisti, che si trattava di aiutare oppositori politici del regime fascista di Franco in Spagna, fuorusciti in continua pericolosa fuga.
Nel rapporto americano venivano altresì riportati i nomi delle persone che di più appoggiavano Alborno - ma altre rimasero sconosciute agli spioni -  e nella ricostruzione - non si sa quanto verosimile - della trama ligure e di quella  nazionale intessute ai ventilati scopi dal Pci si accennava ai contatti con i comunisti francesi.
Sono, poi, confluiti nell'archivio della CIA atti recuperati tra gli interrogatori condotti davanti alla Corte d'Assise Straordinaria (per l'epurazione antifascista) di Sanremo, recuperati nel periodo, dopo lo scioglimento dell'Oss "di operatività del Central Intelligence Group (CIG), un organismo creato da Truman avvalendosi con disinvoltura di poteri presidenziali previsti per il tempo di guerra, quindi al di fuori dei casi consentiti. Esperti dell'amministrazione USA ritennero "illegale" tale situazione, poi sanata con l'istituzione dell'attuale CIA" nel 1947. 
 

Da un documento - cit. infra - desegretato della CIA su Ernest Schifferegger

Spiccano in tale contesto le affermazioni - protocollate il 12 giugno 1947 - di Ernest Schifferegger, già italiano altoatesino, che in occasione del referendum del 1939 aveva optato, come tutti i membri della sua numerosa famiglia, per la nazionalità tedesca. Entrato nelle SS, operò - a suo dire - solo nella logistica, su diversi punti del fronte occidentale. Era, tuttavia, a Roma come interprete, quando partecipò al prelievo di un gruppo 25 prigionieri politici italiani condotti a morte nella strage delle Fosse Ardeatine. Fece in seguito l’interprete per i nazisti anche a Sanremo. Il suo grado era quello di maresciallo. Nel documento che lo riguardava Schifferegger, pur con tutte le omissioni che un tipo del genere in tali occasioni non poteva non compiere, parlò di tante persone e di tanti avvenimenti, soprattutto di repressione antipartigiana. A titolo indicativo, spiccano i nomi dei nazisti dei vari servizi segreti di stanza a Sanremo e dei loro referenti repubblichini; l'eccidio dei partigiani rastrellati a San Romolo di Sanremo il 15 novembre 1944; l'eccidio compiuto il 24 novembre 1944 a Poggio di Sanremo dalla Wehrmacht, il cui comando locale era stato aiutato dai militi fascisti nella selezione delle vittime tra i prigionieri politici di Villa Auberg e del Castello Devachan; il sequestro degli appunti che un altro detenuto prima della loro esecuzione aveva preso sulle ultime parole - dedicate alle loro famiglie, ma contenenti anche informazioni militari - dei francesi Salusse e Santoni della rete Gallia sorpresi e catturati vicino a Breil-sur-Roya il 5 febbraio 1945 e fucilati a Pieve di Teco il 4 aprile; il comportamento coraggioso durante la prigionia del tenente Antonio Capacchioni (Tonino) - già del gruppo Kahnemann - che aveva preceduto quale battistrada l'arrivo clandestino della missione del capitano britannico Robert Bentley quale ufficiale alleato di collegamento con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria; i particolari degli arresti dei partigiani di Pigna fucilati a Latte il 20 marzo 1945.
 

Da un documento - cit. infra - desegretato della CIA su Karl Weilbacher

Nel fascicolo della CIA su Karl Weilbacher che Giorgio Caudano nel suo recente Dietro le linee nemiche. La guerra delle spie al confine italo-francese 1944-1945 (con Paolo Veziano; Regione Liguria - Consiglio Regionale, IsrecIm, Fusta editore, 2024) ritiene a tutti gli effetti un vero agente dell'Abwehr tedesco si possono espungere fatti quali un suo primo contatto con quel servizio segreto a Bordighera nel 1934 o nel 1935; durante la guerra non solo sue ripetute permanenze nel Principato di Monaco, ma anche diversi viaggi a Marsiglia e a Parigi; la sua conoscenza di altri piccoli gerarchi nazisti, non solo stabili a Sanremo, ma o di transito nella città dei fiori o incontrati nei suoi continui spostamenti, comprensivi di Sesto Calende, Como e Milano.
Con i citati interessamenti la CIA, anzi, per meglio dire il CIG, cercava reclute per i suoi scopi anticomunisti. Non risulta che nel quadro qui tracciato avesse conseguito risultati positivi, fatto salvo forse un caso qui indirettamente evocato.

Adriano Maini 

mercoledì 12 novembre 2025

Appunti sparsi

Airole (IM)

Sotto Airole d'estate capita spesso di sentire voci gioiose di bambini, giovani virgulti, felici di fare il bagno nel più tranquillo stagno (o comunque lo si intenda chiamare) colà formato dal fiume Roia.
Anche a Torri di Ventimiglia, a ridosso di una bella spiaggetta, ci si può talora imbattere in simile visione.
Per le nuotate in acqua dolce nell'estremo ponente ligure é di sicuro più noto il rio Barbaira, con i suoi laghetti a monte di Rocchetta Nervina, su cui si sono sentiti negli anni racconti affascinanti, di sicuro tali anche perché attraversano diverse generazioni.
E sono diversi i punti del finitimo torrente Nervia - forse almeno uno anche nel rio di Vallebona - dove si compiono simili esperienze, le quali certamente non sono limitate ai più piccoli, ma, anzi, vedono in prevalenza ragazzi, adulti, anziani.

Chi scrive di Ventimiglia di solito non può prescindere dal mare. Dalle piccole baie, dalle calette, dalle rocce, sempre più numerose verso la frontiera. E c'è, tra gli scrittori, chi ha sottolineato che, a esplorare e vivere questi paesaggi, e questo ambiente, una vera barriera con la Francia non vi sia mai stata.

A Ventimiglia Via Due Camini fu meta tradizionale per tanti anni di gite fuori porta, rimaste nel vissuto popolare, anche perché quell'esercizio da tempo è chiuso. Per varie associazioni di idee a qualcuno può riemergere viva nella mente una giovanile serata di fine estate, fatta quasi di niente, se non del discorrere allegramente in compagnia salendo e ridiscendendo, dopo breve ristoro lassù, in centro città: molti adolescenti erano inconsapevoli che l'età della spensieratezza stava finendo.

Sempre a Ventimiglia il maestoso arenile delle Calandre si é nel tempo drasticamente ridotto. Si sostiene in conseguenza della realizzazione - in particolare più a ponente - di opere a difesa del bastione della linea ferroviaria. Calandre. Un sito caro a tutti nella città di confine e in prossimità. A tanti villeggianti. Un luogo di memorie, inoltre.

Si diceva andare al Torrione di Vallecrosia per definire la frequentazione della scuola dei Salesiani o per tentare di giocare nel campo cementato (oggi anche in erba sintetica) di calcio di quell'oratorio o per la visione di un film al cinema annesso. Poco lontano, lungo il mare, linea di confine con Bordighera, Via Rattaconigli, il cui nome sembra tratto da una favola, mentre corrisponde alla tombinatura di un piccolo rio, che a monte anni fa con la sua esondazione si é dimostrato alquanto pericoloso. Il relativo sottopassaggio vedeva spesso sul finire dell'ultima guerra muoversi in ore antelucane uomini del Gruppo Sbarchi della Resistenza, che conoscevano una strettoia sicura tra le mine disseminate sulle spiagge.

A Bordighera un tempo si accedeva (come amano raccontare persone che abitano tuttora nei pressi), a meno di fare un giro largo, solo attraverso il greto del torrente Borghetto - non ancora cementificato - alla spiaggia a ponente di quella foce, una striminzita striscia di sassi che si appoggiava alla massicciata della ferrovia: ripascimenti ed opere pubbliche hanno poi creato ampi spazi nuovi.

Adriano Maini

sabato 8 novembre 2025

Ma un modesto arcobaleno...



Una lettrice occasionale - con tutta probabilità di un altro blog, ma collegato a questo - chiede notizie storiche circa una bella villa della Via Romana di Bordighera, ma non si è in grado di rispondere salvo indicare in modo generico un'altra possibile fonte.
 


Una gentile signora ricerca una fotografia di Villa Cicalina ad Ospedaletti, dove Elsa De Giorgi ed Italo Calvino passarono a metà anni '50 un indimenticabile intermezzo estivo.
 



Un lettore, che pure conosce la zona, è interessato a capire come si accede a certe spiagge di Latte, Frazione del comune di Ventimiglia, per cui torna in mente che in proposito in archivio c'è anche un'immagine del passaggio dalla Via Romana ricavato su di un rio tutto cementato. 

Volendo di conseguenza mettere un po' di ordine tra informazioni varie derivanti da incontri casuali, telefonate, commenti ed email, emerge che anche a Ventimiglia aveva abitato un soldato della Legione Straniera che aveva combattuto nel 1954 a Điện Biên Phủ; che alcune persone in questi ultimi giorni in questo lemdo di confine del ponente ligure hanno scambiato opinioni su Pierre Magnan; che altri abitanti di questi luoghi avevano lavorato all'estero nel settore costruzioni, in particolare padre e figlio - più a lungo il genitore - per molto tempo in Pakistan, in un'epoca in cui i venti di guerra si stavano già più che profilando. 


L'improvvisa apparizione di un modesto arcobaleno in direzione Costa Azzurra interrompe - solo per il momento? - questo lavorio.

Adriano Maini

domenica 2 novembre 2025

E la Genova-Nizza a Bordighera...


Proprio per l'arrivo del Giro d'Italia di ciclismo professionistico a Bordighera il 24 maggio 1953 "l'Unità" dedicava una vignetta al vincitore di tappa, Oreste Conte: da un rapido controllo a campione si deduce che l'umorista di quel quotidiano non si applicava tutti i giorni a quella manifestazione, per cui il disegno fatto per l'evento nella città delle palme potrebbe essere stato l'unico per quell'edizione della corsa diretta da Vincenzo Torriani.
 


Il 2 marzo dell'anno prima un certo rilievo era già stato assegnato dal quotidiano "La Stampa" al Circuito degli Assi di Bordighera.
Il 16 maggio 1955 Nino Defilippis  - già in fuga da prima di Ventimiglia - sfrecciava solitario in Bordighera per andare a vincere la tappa Cannes-Sanremo del Giro d'Italia.
 


L'11 marzo 1959 la Parigi-Roma ripartiva da Ventimiglia, dove il giorno avanti si erano piazzati ai primi tre posti tre francesi, Saint, Bobet - già vincitore di tre Tour de France - e Rivière - il campione dalla carriera stroncata dalla caduta al Tour del 1960 - e quei baldi pedalatori (nella foto il gruppo sul cavalcavia di Nervia a Ventimiglia) non potevano non essere ammirati anche in Bordighera. 
 


"La Stampa Sera" annunciava il 13 marzo 1961 la "Due giorni" di ciclismo di Bordighera.
 


Ebbe la sua ultima edizione nel 1975 la Genova-Nizza di ciclismo, nata nel 1910. Negli anni 1958, 1960, 1962, 1964, 1967 e 1973 era stata, invece, una Nizza-Genova. In ogni caso al passaggio per Bordighera della Genova-Nizza del 16 marzo 1961 si distingueva per il suo entusiasmo tra gli spettatori appassionati il cameriere di un bar, in divisa, come diffusamente di rigore all'epoca.
E si videro a Bordighera in seguito altre gare di ciclismo professionistico: a titolo indicativo, sempre circa il Giro d'Italia, la tappa Torino-Sanremo del 21 maggio 1961 e quella Alba-Imperia del 18 maggio 1998.

Adriano Maini

domenica 26 ottobre 2025

Erano appena iniziati gli anni Trenta


Una persona spediva a Bordighera da Alassio il 23 giugno 1931 una fotografia, sul cui retro è rimasto scritto che il destinatario era atteso per una visita in quella cittadina e che gli uomini ritratti nella richiamata immagine davanti al Monumento ai Caduti in guerra di Cuneo erano impiegati della nota località balneare, i quali erano stati proprio quell'anno in visita al capoluogo della Provincia Granda.
Chi ricevette la missiva era stato, invero, giardiniere ad Alassio, ma a quella data lavorava - od era in procinto di farlo - come vigile urbano nella città delle palme: questo, benché fosse uno sloveno, nato sotto l'Impero Austro-Ungarico; in ogni caso subì l'italianizzazione forzata del cognome. Di lì a breve sarebbe anche andato ad abitare con la sua famiglia ai Gallinai.
Era un periodo, quello, di prime immigrazioni nella Riviera dei Fiori, venute da lontano, alcune anche attinenti la storia ed alcuni personaggi di rilievo, la maggior parte concernenti vicende minute, quali quelle qui menzionate.


Uno scatto dello Studio Mariani, che riprende una manifestazione motoristica nei Giardini Pubblici di Ventimiglia, donato - perché lei era presente - da una ragazza ai cugini, compendia un aspetto del discorso: la signorina non era domiciliata da molto nella città di confine, ma i suoi genitori ed i fratelli maschi erano già stati in grado di dare indicazioni utili per alloggio e lavoro agli altri richiamati parenti, anche loro arrivati nel 1932, dopo un breve esperienza nel Nizzardo, dalla  provincia di Parma.


Uno dei cuginetti, prima di affrontare il viaggio, aveva fatto in tempo il 29 luglio 1931 a lasciarsi ritrarre - dopo ripetute insistenze della madre - nei luoghi natii in sella ad un cavallo, che lo faceva apparire ancora più piccolo.
E, se tali animali, superbi o meno che fossero, erano allora adibiti in prevalenza alle fatiche dei campi, non può non fare sorridere che a distanza di più di novant'anni in questa zona di stabilimento definitivo di quegli emiliani non siano attualmente in proporzione davvero pochi i maneggi di equitazione.

Adriano Maini