martedì 16 settembre 2025

Pipistrelli, ragni ed altro ancora del ponente imperiese

La zona di Triora (IM). Foto: Alessandro Spataro

Proposte per la conservazione degli habitat di caccia dei pipistrelli di Baiardo, Badalucco, Molini di Triora, Bruzzi-Creppo di Triora, nonché nelle vicine località delle Alpi Marittime in Piemonte di Andonno, Bagnasco e Perdioni: non suona esattamente così il titolo del documento - sono più scientifici i termini spesi e ne ricorre un altro qui non riferito - ma sembra proprio una ricerca singolare.

Si dà il caso che, rinvenendo sul web tesi di laurea o di dottorato, scorrendone i testi ci si può imbattere in vari aspetti e situazioni della provincia di Imperia, perlomeno della sua parte più occidentale, non proprio tipici di conversazioni quotidiane.

Come ancora nel caso di uno studio del sovrapascolo sulle araneocenosi del Parco Regionale naturale delle Alpi Marittime: in genere, in effetti, le persone comuni non pensano affatto ai ragni in connessione con le radure erbose delle nostre montagne.

Lo stesso si ritiene possa valere per chi si imbattesse nelle pagine di "Biostratigrafia a macroforaminiferi della sezione stratigrafica di Capo Mortola".

Forse anche per il titolo "Contributo alla ricostruzione delle identità regionali e della differenziazione sociale presso i gruppi di cacciatori-raccoglitori paleo-mesolitici. Studio della ritualità funeraria in Italia e Francia e analisi degli isotopi stabili sul campione umano del versante alpino sud-orientale", che pure conduce ad ampie considerazioni sulle grotte preistoriche e sull'insieme dei Balzi Rossi di Grimaldi di Ventimiglia.

Ci sono, del resto, tesi, sempre pertinenti la Riviera dei Fiori, nelle quali si scovano informazioni più interessanti per il largo pubblico.

Adriano Maini

mercoledì 10 settembre 2025

Marinai francesi favorirono imbarchi clandestini verso la costa ligure

Una vista da Roquebrune Cap Martin sino a Bordighera

Dal luglio all'8 settembre 1943, vennero preparate evasioni e assicurata protezione a soldati italiani da parte di gruppi partigiani francesi di Joseph le Fou (Joseph Manzone) e dalle popolazioni di Nizza, Cannes e Monaco. 
Marinai francesi favorirono imbarchi clandestini verso la costa ligure. 
Dopo l'8 settembre alcune guide alpine francesi presero in consegna gruppi di militari sbandati della disciolta IV Armata italiana, dando loro cibo e vestiario e conducendoli poi nel rifugio Nizza al colle di Tenda. Lì venivano presi in consegna dai resistenti italiani che lavoravano in piena sintonia con i francesi, cercando di convincerli ad aggregarsi a formazioni partigiane alpine o costiere, in previsione di uno sbarco delle truppe alleate. 
Un episodio che favorì le relazioni italo-francesi accadde l'8 settembre 1943 nella stazione di Nizza, importante nodo ferroviario per il transito dei convogli che riportavano in Italia i reparti della IV armata, configurando, altresì, in ordine cronologico - la sera stessa dell'annuncio dell'armistizio - il primo atto ufficiale di lotta armata della Resistenza Italiana, compiuto dal sottotenente siciliano Salvatore Bono, che rimase gravemente ferito, ma che in seguito potè di persona essere insignito della medaglia d’oro al valor militare.

Alipio Amalberti, nato a Soldano l’11 febbraio 1901, zio materno di Pietro Gerolamo Marcenaro e di Sergio Marcenaro, giovanissima staffetta partigiana, già nelle giornate che seguirono l’8 settembre metteva in piedi un’organizzazione per finanziare ed armare i gruppi che si stavano formando in montagna a Baiardo (IM) insieme a Renato Brunati di Bordighera, fucilato dalle SS il 19 maggio 1944 sul Turchino e Lina Meiffret, proprietaria di una villa poco fuori Baiardo, punto di riferimento e talora rifugio di quella piccola banda, che, catturata insieme al fidanzato Brunati, venne deportata in un campo di concentramento in Germania, da cui tornò fortemente provata, ma salva. 
Arrestato il 24 maggio 1944 a Vallecrosia e tenuto come ostaggio, in quanto segnalato più volte come sovversivo, Alipio Amalberti venne fucilato a Badalucco il 5 giugno 1944 come ritorsione ad un’azione del distaccamento di “Artù”, Arturo Secondo, compiuta il 31 maggio. 

Pietro Gerolamo Marcenaro, in seguito colonna della SAP e del Gruppo Sbarchi (i Partigiani del Mare) di Vallecrosia risultava latitante già nel verbale della Questura (fascista) di Imperia del 15 giugno 1944, riferito alle indagini ed agli arresti effettuati verso la fine di maggio 1944 nella zona di Ventimiglia e di Bordighera a danno del costituendo CLN di Ventimiglia, del già esistente CLN di Bordighera, del gruppo antifascista “Giovane Italia” e di altri patrioti collegati.

Un ex milite della Brigata Nera di Bordighera, imputato davanti alla Corte d'Assise Straordinaria, in un tentativo di autodifesa, asseriva di avere preavvisato a suo tempo il maggiore Raimondo, ricercato dalle SS tedesche, di porsi in salvo. Il Raimondo in questione era Luigi Raimondo, maggiore degli alpini a riposo, che si incontra attivo nella Resistenza sia in occasione della Missione Flap - quando aveva aiutato insieme al figlio Mario Pietro Loi, guida della squadra della Missione che aveva scelto di rientrare tra le fila alleate in Costa Azzurra via mare da Ventimiglia - che della prima Missione Corsaro. 
Raimondo lasciò scritto un appunto in cui asseriva di essere stato incaricato dal capitano Gino Punzi di portare una radio ricetrasmittente a Vallecrosia, ma si può presumere che si trattasse di Bordighera, dove sia Giuseppe Porcheddu in Arziglia sia i Chiappa, padre e figli, sempre in Bordighera, nel loro garage situato quasi in centro città, risultano da diverse fonti essere stati coinvolti nella vicenda testè richiamata. 
Nel memoriale di Paolo Loi, fratello del citato Pietro Loi, nella parte relativa al suo ritorno dalla Francia ad aprile 1945, con uno sbarco a Vallecrosia e prosecuzione dell'incarico - affidato al suo gruppo dagli alleati - di portare materiale ai garibaldini in montagna - si viene a sapere del suo incontro dalle parti della Valle Argentina con il maggiore Raimondo ormai costretto alla fuga. 
Per la registrazione dell’atto di morte (una pratica ingarbugliata) del capitano Punzi presso il comune di Ventimiglia comparvero come testimoni Luigi Raimondo ed il figlio Mario. Mario Raimondo "Mariun" si era a suo tempo speso, oltre che con il padre, anche con Efisio "Mare" Loi, a sua volta genitore dei mentovati Paolo Loi e Pietro Loi - quest'ultimo coinvolto oltre che nella Missione Flap in altre operazioni con gli alleati -, e Albino Machnich, nella raccolta di informazioni militari.

Adriano Maini 

lunedì 1 settembre 2025

Guarda che luna!


Una gentile lettrice invia la fotografia di una luna dal colore molto rosso, apparsa pochi anni fa sopra Bordighera, immagine, a quanto pare, pubblicata in qualche derivazione di questo blog. La signora lo ha fatto in costanza della variabile presenza negli orari - di tragitti e di tinta (bianco, giallo, rame) - nei primi giorni di agosto dell'acclamato satellite, perché la pregressa immagine rappresenta forse un unicum. In ogni caso, è stato uno spettacolo ammirare circa un mese fa - come molte persone hanno fatto, non risparmiando pertinenti scatti - i migliori aspetti della luna in punti differenti e in momenti diversi della sera e della notte. Eppure, sembra irripetibile una certa scena di un anno fa, quando gli arabeschi disegnati da Selene, stelle, luci di barche sul mare (e qualche occasionale segnale di un aereoplano) sembravano invero originali. Senonché, proprio l'altro giorno ed ancora ieri, chi da queste parti avesse alzato gli occhi all'aperto avrebbe potuto scorgere una luna crescente pennellata di oro infuocato, quando per un passaggio più lungo intorno alla 23, quando per un passaggio più breve un po' più tardi, ma sempre sotto l'incombere di nuvole che avranno pure condizionato il fenomeno.

E si metta nel contesto, sia pure "fuori sacco", il grandioso arcobaleno apparso poco fa in direzione Francia a sovrastare l'intera zona intemelia!


Ogni tanto qualcuno saluta ancora per strada Salvatore con il nomignolo "Acapulco", a lui affibbiato non si sa più se per ammirazione o per ironia - comunque, con un richiamo alla nota località del Messico, dove, come visto in alcune pellicole, le altezze per tali prodezze sono senza paragone ben maggiori - quando si esibiva in plastici tuffi dagli scogli di Sant'Ampelio di Bordighera, quelli tanto amati dallo scrittore, poeta ed artista Guido Seborga.


Più facile notare adesso, specie nella brutta stagione, gite romantiche in quel sito molto caro agli abitanti della città delle palme.

Per non ricorrere all'espressione forse in oggi non molto corretta "i vecchi definivano" si userà la perifrasi "molte persone una volta chiamavano gobba del cammello" - quando, invece, il paragone sarebbe stato più giusto con il dromedario - un punto preciso della Costa Azzurra molto visibile dall'estremo ponente ligure, che per molti sedentari è sempre stato l'orlo occidentale della catena dell'Esterel, che da alcuni velisti non è mai stato preso in considerazione e che, in genere, non viene ormai più neanche notato: secondo un diligente fotografo amatoriale ed escursionista nostrano si tratta di una altura nelle vicinanze di sud-est di Frejus.

Adriano Maini

giovedì 28 agosto 2025

Altri seguiti

Ventimiglia (IM): Punta Begliamino vista dalla Frazione Mortola

Arturo Viale sottolinea con amarezza che tante persone sono oggi use definire Baia dei Pescatori quella che si appoggia a Punta Begliamino, al margine di ponente della Frazione Latte di Ventimiglia, così che il continuo ricorso al termine "Beniamin" per una zona quasi di frontiera con la Francia non ingeneri più soverchie confusioni.
In ogni caso, nella citata spiaggia hanno la loro capanna, utile agli scopi, giovani pescatori - non professionisti, ma eccellenti come alcuni loro predecessori - che onorano la tradizione dei vari "Giuà de Canun", "i gemelli" e così via. E, per tanti inerenti racconti sentiti, non ci si può esimere dal fare un cenno alla persistenza di una pregressa, più o meno pubblica, diatriba circa la rispondenza - in ordine alle destinazioni d'uso - a criteri di legittimità amministrativa di tanti ricoveri sparsi in questa località come in quella menzionata del Darsenùn.

Mimmo, dalla Calabria, dove da alcuni anni è tornato dopo una vita passata nell'Imperiese, rimarca che ad una Festa de l'Unità di Arma di Taggia si era esibito, grazie all'impegno di un compagno albergatore del luogo, anche Francesco Guccini, di cui non ci sono tracce di concerti all'aperto in questa provincia, ma piuttosto di reiterate presenze a serate della Rassegna del Club Tenco, con immancabili simpatiche partecipazioni a momenti fuori palcoscenico, ogni tanto rievocate anche con corredo di fotografie da chi ebbe in sorte di prendervi parte.

Gabriella invita da Montecarlo ad approfondire la figura del cugino Pietro Ferrua, fine intellettuale, anarchico, pacifista, obiettore di coscienza, amico di Libereso Guglielmi: un uomo che ebbe anche il merito di illuminare aspetti inediti della attività partigiana di Italo Calvino.

Gianfranco Raimondo tramanda che il patriota antifascista Giacometti era perseguitato dagli sgherri del regime fascista ben prima del periodo Resistenziale, tanto é vero che, accompagnando il padre a caccia sulle alture che si affacciano sul centro urbano di Ventimiglia, assistette alle conseguenze, sotto forma di sedie ed altri mobili lasciati in ordine sparso all'aperto, di una perquisizione compiuta in una casa di Giacometti situata sulla collina delle Maule.

Leggendo su altro blog, collegato a questo, un vecchio articolo dove si parlava dell'esperienza di tre studenti delle superiori di questo ponente ligure, praticata nel 1966 nel campeggio con grandi tende molto confortevoli - a luglio quindici giorni di vacanza premio per meriti scolastici e sportivi (a dire il vero non sempre tali per tutti!) del Ministero della Pubblica Istruzione (vecchia denominazione!) in quel di Cappella, Frazione di Lavarone, in provincia di Trento, tramite una email un signore di Trieste aderisce allo spirito di quello scritto, rammentando brevemente la sua di similare esperienza, ma del 1964. Nell'incrocio della successiva corrispondenza emergono vari dettagli, tra i quali ne spicca uno che porta al suo tardivo riconoscimento, nella figura di un noto politico di Imperia, di un suo compagno di quella lontana avventura: il che, a ben vedere, induce a riflettere sul fatto che nei campionati studenteschi di questa provincia - atletica leggera, corsa campestre, pallavolo - nel tempo si alternarono futuri personaggi di spicco in vari campi della società.

Adriano Maini

venerdì 22 agosto 2025

La piantina dei giovani democristiani


In provincia di Imperia forse le prime esibizioni di cantanti famosi in Feste de l'Unità avvennero a quella di Ventimiglia, che si teneva nei classici Giardini Pubblici: Claudio Villa nel 1973, Gianni Nazzaro nel 1974, con grande successo di pubblico, non pagante, ma gli organizzatori rientrarono in parte dalle spese - se non da tutte - con maggiore affluenza agli stand e con le offerte libere, che venivano scambiate con le tradizionali "coccarde", a quel tempo ormai sostituite da adesivi multicolori, che evitavano tante punture di spilli, come invece d'antan.
Il paradosso è che probabilmente una presenza canora "impegnata" nella città di confine nel corso di una sagra popolare aveva avuto luogo qualche anno prima quando il cantastorie Franco Trincale in una data serata si alternava a complessini del posto. Qualche ventimigliese ricorda ancora di avere notato parecchio tempo dopo Trincale all'opera nel Corso di Milano, più o meno angolo con il Duomo, con ai piedi - ma questo non potrebbe giurarlo - il classico piattino con le offerte, mentre infine alla kermesse comunista ventimigliese sarebbero approdati - come sottolinea in suoi scritti Arturo Viale - gli Inti-Illimani.


Sempre in tema di musica squisitamente popolare i dirigenti comunisti delle Alpi Marittime chiesero al giovane funzionario comunista, che girava per quel dipartimento con il loro accordo tra gli italiani immigrati per la campagna elettorale amministrativa del 1975, di ingaggiare per la loro Festa, che si teneva al Palazzo delle Esposizioni di Nizza, un gruppo italiano squisitamente folcloristico: con grande disappunto - non il primo e neppure l'ultimo! - dei suoi ospiti, che dovettero subire il fatto compiuto, il loro referente procurava, invece, la partecipazione di una classica bandina di ragazzotti della zona di confine, dedita a canzoni da ballo liscio. Per paradosso, in epoca più recente un componente di quella piccola compagine, già assessore - e non solo - nell'ambito del centro-destra, poteva in alcune circostanze scherzare con il suo vecchio committente, imputandogli il fatto di averlo obbligato a suonare in una tana dei "rossi".


Il già citato funzionario comunista si recava a metà anni Ottanta in quel di Latte, Frazione di Ventimiglia, in visita a quella che probabilmente era la prima Festa dell'Amicizia in zona, un'iniziativa del tutto assunta a carico ai giovani di quel partito. Per qualsiasi motivo avesse compiuto quel passo - per curiosità o per mere pubbliche relazioni - quell'ormai più maturo politico di sinistra, dietro le ripetute insistenze di alcuni attivisti, non potè esimersi dallo spendere qualche moneta in giochi vari, dai quali uscì alla fine con la vincita di una bella piantina grassa, che avrebbe voluto lasciare sul posto, ma che dovette, per le insistenze dei suoi anfitrioni, portarsi a casa, dove, crescendo bene, rimase a lungo.



Di Vasco Rossi ad una scalcinata Festa de l'Unità in Roverino, Frazione di Ventimiglia, qui si è già detto. Il maggior numero di spettacoli con alto grado di notorietà, se non di professionalità, tuttavia, in quel torno si ebbero alle Feste de l'Unità di Sanremo, che si svolgevano all'ombra - solo mattutina! - del Forte di Santa Tecla, e di Imperia, queste tipiche della base del molo lungo del porto di Oneglia: su queste ultime si compiace talora di compiere rievocazioni un giornalista pensionato, scrittore di storie e di romanzi sulla Resistenza.

Adriano Maini

sabato 16 agosto 2025

All’improvviso mi sono accorto che alcune antenne di mont Agel e del col de la Madonne non ci sono più

Ventimiglia (IM): un tratto di Via Aurelia visto dalla Località Ville

«La memoria bisogna coltivarla, tenerla viva riparlando delle storie e spesso ci sono i confronti tra chi ricorda particolari aggiuntivi e chi rinfaccia al narratore di turno di averla già raccontata in modo diverso in altre occasioni.»
«"Oh Gigolette", dalla "Danza delle libellule" di Franz Lehar, la cantava Milly e la mormorava mia zia nelle fasce al calar del sole - esattamente al lampescuro - quando lavorare in campagna, anche nella stanchezza, diventa più dolce per lo sfumare del caldo e del solleone e per l’avvicinarsi del rientro a casa, quando i cani abbaiano in lontananza aspettando i padroni.»
«Ho piantato fiori e verdura, ho raccolto secondo le stagioni, ho scelto per me i frutti più aspri secondo il mio gusto, susine bianche e rosse sulla medesima pianta, perseghi sciapenti e mordenti, pomodori tondoliscio, marmanda, costoluto, fiaschette.»
Quelle qui appena trascritte in corsivo sono tre estrapolazioni dall'ultimo libro di Arturo Viale, La chiave dei ricordi, di prossima pubblicazione in edizione limitata, dunque, alquanto riservata, ma la cui bozza è ancora in corso di revisione.
Come negli altri suoi similari lavori, affiora spesso la notevole vena lirica di Arturo Viale, che non fa neppure mancare piccole perle di saggezza, di storia, di cultura.
Si tratta, altresì, di un'impressionante galleria di luoghi - di tutto il mondo, perché Arturo Viale ha avuto la fortuna di poter viaggiare molto -, di fatti, di persone, il tutto impreziosito con particolari che solo una certosina ricerca di documentazione poteva assicurare.
Rimane centrale, come negli altri suoi scritti, un vero e proprio punto di partenza, l'insieme delle esperienze compiute, dalla nascita al compimento più o meno della maggiore età, presso la vecchia casa di famiglia, la "Bataglia", di zona Ville di Ventimiglia.

Si preferisce qui, nel procedere con degli esempi, collegarsi alla menzionata dimensione nostrana.

Arturo Viale, sotto questo aspetto, mette la luce su persone note e meno note, in genere a lui care, tutte indicate, se non già di rilievo pubblico, con il solo nome, ma facilmente riconoscibili, in maniera di certo variabile, dai lettori più attenti.

Rievoca la nevicata del 1956, che non fu tale solo nel ponente ligure, tanto da sottolineare egli stesso la nota canzone che reca quel titolo, ma non quelle, forse specifiche di queste zone, del 1963 e del 1984, avvenute sempre di gennaio.

Con tanto di data e di orario, 19 luglio 1963 alle 6.45, rammenta un terremoto che non mise paura solo a lui, ma a quasi tutti gli abitanti di Ventimiglia: quasi, perché il padre di Arturo, trovandosi nella stalla, non avvertì nulla, neppure colse segnali dall'agitazione della loro mula; un po' come capitò ad altri, ad esempio alla famiglia di un ferroviere di Nervia, i cui membri solo ore dopo vennero svegliati, nel loro appartamento sito al pianterreno e con le finestre - correndo la piena estate - aperte, da un parlottio insistente di persone ferme sul marciapiede antistante.

Dichiara che un suo amico - di queste parti, beninteso - assistette al concerto dei Beatles a Nizza.

Coglie gli atteggiamenti inusuali di alcuni clienti del Bar Irene di ormai nuova gestione.

Riferisce della scritta EMOSCAMBIO apparsa su di un muraglione della Autostrada dei Fiori, chiarendo le intenzioni provocatorie degli anonimi imbrattamuri, che replicarono i loro atti in altre parti del Paese: una notizia, invero, inedita. 

Mette una discreta attenzione su Nizza, città dove ha anche lavorato come bancario, e dintorni, in questo in una sintonia con la maggior parte degli abitanti di questi luoghi che, vista la prossimità di frontiera, non necessita di spiegazioni.

Fornisce un taglio particolare alle sue frequentazioni di Feste de l'Unità.

«All’improvviso mi sono accorto che alcune antenne di mont Agel e del col de la Madonne non ci sono più, chissà da quanto tempo.»
 
E con questa  significativa osservazione di Arturo Viale si conclude questo post.

Adriano Maini

giovedì 7 agosto 2025

Verso sera

E così diede il suo apporto alla costruzione della moschea di Casablanca in Marocco un altro residente della zona Ventimiglia-Bordighera, un marmista che aveva tenuto bottega nell'ex conceria della città di confine, nella zona adiacente a Via Tenda, là dove ora svettano tre ardite (per il Ponente Ligure!) costruzioni civili a forma - più o meno - di torre.
L'asserzione deriva da un ennesimo commento o rilievo critico che dir si voglia.
Il fatto è che il citato artigiano - un omone grande e grosso, molto simpatico, militante, se non si erra, del Partito Socialista di Unità Proletaria - era una delle tante persone che nei primi anni Settanta si recava spesso per coltivare consolidati rapporti sociali - ed anche politici - presso la Camera del Lavoro di Ventimiglia, ubicata all'epoca a fianco di un cinema, molto frequentato, in un'unico stanzone a malapena diviso in modo diseguale da una parete provvisoria in legno e vetro.
Il lettore consenta una digressione verso la plastica introduzione che Enzo Barnabà fece in una data imprecisata - in quanto il libro non la riporta -, ma che dovrebbe risalire alla fine dei Novanta, al romanzo di Carlo Gallinella "L'uomo nuovo" (Edizione "Il gabbiano"), nella quale vengono ben descritti alcuni eccentrici personaggi (il comunista eclettico autoriparatore, l'anarchico, il sardo e così via), che nella realtà non trasfigurata non mancarono di "officiare" presso la Camera del Lavoro, così come l'autore, ma non lo scrittore Barnabà, ancora in altri lidi.
Verso sera, dunque, quando molte attività erano terminate, soprattutto verso sera, quell'angusta sede della C.G.I.L. vedeva affiancarsi - spesso in allegra confusione - a chi cercava risposte a questioni attinenti il proprio lavoro militanti in senso largo del fronte di sinistra, perché quel piccolo ambiente era una sorta di cenacolo sociale e politico. Non per niente là dentro scaturirono o vennero supportate in senso rigorosamente unitario iniziative quali risposte alle provocazioni neofasciste, alcune manifestazioni studentesche, la marcia Ventimiglia-Bordighera per la pace in Vietnam. E tutto questo al netto dell'opera più strettamente istituzionale, che in quegli anni di lotte operaie era molto intensa anche qui in Riviera.
L'ambiente, dunque, era quello qui sommariamente descritto, per cui non appariva singolare che entrassero l'artigiano marmista, il contadino abruzzese - comunista - che vendeva soprattutto uova (ma non in quel luogo!), il piccolo possidente socialista, il pittore socialista, che donava sovente i suoi dipinti con soggetto sociale, ed altri lavoratori autonomi.
Si trovavano anche le occasioni per intervalli scherzosi: poteva essere smascherato alle spalle, a sua insaputa, il panettiere comunista che praticava in un forno di Mentone e che aveva voluto far credere di essere stato in gioventù nella Legione Straniera; le caute prese in giro, fatte da alcuni astanti, di alcuni di quegli uomini in seguito effigiati da Enzo Barnabà; il festoso ingresso, accompagnato da aperti saluti e da allegre parole pronunciati con tono quasi militaresco, dell'avvocato del sindacato.
Quel circolo aveva, tuttavia, ancora delle altre frecce in faretra: proprio di fronte, dall'altra parte della strada, c'era un bar, il Bar Irene, anche questo un piccolo vano, ma con un frenetico giro di clienti, in parte legato alla presenza del richiamato cinema (e, quindi, quando il buio era ormai calato, eccezione fatta per le proiezioni pomeridiane della domenica), ma molto indotto proprio dal viavai della Camera del Lavoro: un simpatico ferroviere veneto, sodale di Gianfranco Raimondo (che scrive talora delle successive vicende del Bar Irene) ed in contiunio contatto con un noto blogger di Venezia, aveva espresso, come altri, l'intenzione di scrivere la storia di quell'esercizio pubblico, ma una volta di più non se ne riuscì a fare nulla.
E se quel bar, prima di essere trasferito in locali molto più grandi poco distanti, era frequentato da futuri scrittori quali Francesco Biamonti, Lorenzo Muratore, il già menzionato Carlo Gallinella, faceva spesso durante la giornata la spola tra sindacato e bar, accompagnato ad associati o amici, un altro futuro scrittore, Elio Lanteri, che era un impiegato della Camera del Lavoro.
Vigilava sornione su tutti questi movimenti Lorenzo Trucchi, allora segretario della Camera del Lavoro, dal 1975 segretario provinciale della C.G.I.L., dal 1985 consigliere regionale del Pci e, poi, del PdS: al tempo riusciva a prendere appunti o a iniziare pratiche - togliendo anche ad Elio Lanteri molte castagne dal fuoco - nel mentre provava a capire qualcosa dei comizi improvvisati davanti a lui.

Adriano Maini