sabato 8 novembre 2025

Ma un modesto arcobaleno...



Una lettrice occasionale - con tutta probabilità di un altro blog, ma collegato a questo - chiede notizie storiche circa una bella villa della Via Romana di Bordighera, ma non si è in grado di rispondere salvo indicare in modo generico un'altra possibile fonte.
 


Una gentile signora ricerca una fotografia di Villa Cicalina ad Ospedaletti, dove Elsa De Giorgi ed Italo Calvino passarono a metà anni '50 un indimenticabile intermezzo estivo.
 



Un lettore, che pure conosce la zona, è interessato a capire come si accede a certe spiagge di Latte, Frazione del comune di Ventimiglia, per cui torna in mente che in proposito in archivio c'è anche un'immagine del passaggio dalla Via Romana ricavato su di un rio tutto cementato. 

Volendo di conseguenza mettere un po' di ordine tra informazioni varie derivanti da incontri casuali, telefonate, commenti ed email, emerge che anche a Ventimiglia aveva abitato un soldato della Legione Straniera che aveva combattuto nel 1954 a Điện Biên Phủ; che alcune persone in questi ultimi giorni in questo lemdo di confine del ponente ligure hanno scambiato opinioni su Pierre Magnan; che altri abitanti di questi luoghi avevano lavorato all'estero nel settore costruzioni, in particolare padre e figlio - più a lungo il genitore - per molto tempo in Pakistan, in un'epoca in cui i venti di guerra si stavano già più che profilando. 


L'improvvisa apparizione di un modesto arcobaleno in direzione Costa Azzurra interrompe - solo per il momento? - questo lavorio.

Adriano Maini

domenica 2 novembre 2025

E la Genova-Nizza a Bordighera...


Proprio per l'arrivo del Giro d'Italia di ciclismo professionistico a Bordighera il 24 maggio 1953 "l'Unità" dedicava una vignetta al vincitore di tappa, Oreste Conte: da un rapido controllo a campione si deduce che l'umorista di quel quotidiano non si applicava tutti i giorni a quella manifestazione, per cui il disegno fatto per l'evento nella città delle palme potrebbe essere stato l'unico per quell'edizione della corsa diretta da Vincenzo Torriani.
 


Il 2 marzo dell'anno prima un certo rilievo era già stato assegnato dal quotidiano "La Stampa" al Circuito degli Assi di Bordighera.
Il 16 maggio 1955 Nino Defilippis  - già in fuga da prima di Ventimiglia - sfrecciava solitario in Bordighera per andare a vincere la tappa Cannes-Sanremo del Giro d'Italia.
 


L'11 marzo 1959 la Parigi-Roma ripartiva da Ventimiglia, dove il giorno avanti si erano piazzati ai primi tre posti tre francesi, Saint, Bobet - già vincitore di tre Tour de France - e Rivière - il campione dalla carriera stroncata dalla caduta al Tour del 1960 - e quei baldi pedalatori (nella foto il gruppo sul cavalcavia di Nervia a Ventimiglia) non potevano non essere ammirati anche in Bordighera. 
 


"La Stampa Sera" annunciava il 13 marzo 1961 la "Due giorni" di ciclismo di Bordighera.
 


Ebbe la sua ultima edizione nel 1975 la Genova-Nizza di ciclismo, nata nel 1910. Negli anni 1958, 1960, 1962, 1964, 1967 e 1973 era stata, invece, una Nizza-Genova. In ogni caso al passaggio per Bordighera della Genova-Nizza del 16 marzo 1961 si distingueva per il suo entusiasmo tra gli spettatori appassionati il cameriere di un bar, in divisa, come diffusamente di rigore all'epoca.
E si videro a Bordighera in seguito altre gare di ciclismo professionistico: a titolo indicativo, sempre circa il Giro d'Italia, la tappa Torino-Sanremo del 21 maggio 1961 e quella Alba-Imperia del 18 maggio 1998.

Adriano Maini

domenica 26 ottobre 2025

Erano appena iniziati gli anni Trenta


Una persona spediva a Bordighera da Alassio il 23 giugno 1931 una fotografia, sul cui retro è rimasto scritto che il destinatario era atteso per una visita in quella cittadina e che gli uomini ritratti nella richiamata immagine davanti al Monumento ai Caduti in guerra di Cuneo erano impiegati della nota località balneare, i quali erano stati proprio quell'anno in visita al capoluogo della Provincia Granda.
Chi ricevette la missiva era stato, invero, giardiniere ad Alassio, ma a quella data lavorava - od era in procinto di farlo - come vigile urbano nella città delle palme: questo, benché fosse uno sloveno, nato sotto l'Impero Austro-Ungarico; in ogni caso subì l'italianizzazione forzata del cognome. Di lì a breve sarebbe anche andato ad abitare con la sua famiglia ai Gallinai.
Era un periodo, quello, di prime immigrazioni nella Riviera dei Fiori, venute da lontano, alcune anche attinenti la storia ed alcuni personaggi di rilievo, la maggior parte concernenti vicende minute, quali quelle qui menzionate.


Uno scatto dello Studio Mariani, che riprende una manifestazione motoristica nei Giardini Pubblici di Ventimiglia, donato - perché lei era presente - da una ragazza ai cugini, compendia un aspetto del discorso: la signorina non era domiciliata da molto nella città di confine, ma i suoi genitori ed i fratelli maschi erano già stati in grado di dare indicazioni utili per alloggio e lavoro agli altri richiamati parenti, anche loro arrivati nel 1932, dopo un breve esperienza nel Nizzardo, dalla  provincia di Parma.


Uno dei cuginetti, prima di affrontare il viaggio, aveva fatto in tempo il 29 luglio 1931 a lasciarsi ritrarre - dopo ripetute insistenze della madre - nei luoghi natii in sella ad un cavallo, che lo faceva apparire ancora più piccolo.
E, se tali animali, superbi o meno che fossero, erano allora adibiti in prevalenza alle fatiche dei campi, non può non fare sorridere che a distanza di più di novant'anni in questa zona di stabilimento definitivo di quegli emiliani non siano attualmente in proporzione davvero pochi i maneggi di equitazione.

Adriano Maini

lunedì 20 ottobre 2025

La signora tornò indietro di corsa per recuperare il fiaschetto di vino


C'é ancora - presso il cancello d'ingresso - sull'inferriata del giardino della sede, in una di queste cittadine liguri di frontiera con la Francia, di una Associazione di categoria la targa, realizzata - come si può notare in piccolo in un angolo - da una ditta di Nizza, relativa ad un pregresso progetto di cooperazione transfrontaliera, condotto insieme ad un Ente dello stesso settore, ma del dipartimento delle Alpi Marittime. Dati i cambi di indizzi di alcuni uffici - a loro volta coinvolti nella detta operazione - dell'organizzazione italiana, può anche darsi che quel piccolo rettangolo color blu sia oggi l'unico direttamente visibile al pubblico.
Così come sono ormai passate nel dimenticatoio le tante belle fotografie scattate sulla Costa Azzurra in varie connesse occasioni da Alfredo Moreschi, una volta pubblicate anche sul web, ma che nella versione aggiornata del sito professionale della compagine in questione non appaiono più.
Non capitarono solo fatti importanti, ma anche episodi curiosi, alcuni qui già riferiti: di altri si potrà sempre dire in prossime puntate.

Un recente romanzo poliziesco di un autore italiano di successo ambienta lo scioglimento di uno dei nodi della complessa trama tra Nizza - e non è il primo né sarà l'ultimo libro di un connazionale a farlo! - ed Eze: non potevano mancare una descrizione - questa, non usuale, invero! - della principale stazione ferroviaria del capoluogo, una rapida scorsa a Nizza Vecchia ed una scena in cui tre protagonisti assaggiano con gusto la socca, la spessa farinata - definizione qui fornita con buona approssimazione! - tipica da quelle parti.

Notizie recenti parlano dell'ennesimo infortunio occorso ad un calciatore francese ormai dal grande passato e dalle tante vicende travagliate, anche private, già nazionale dei galletti, oggi in forza al Monaco. E certo appaiono lontani i tempi in cui la squadra del Principato si esibiva in uno stadio a dimensione - si potrebbe azzardare - familiare, tanto è vero che si racconta ancora il fatto singolare per cui, avendo chi di competenza lasciato avanzare qualche decina di spettatori in occasione di un Monaco-Reims del settembre 1960 sul prato retrostante sin quasi ad una delle porte, si potè assistere alla rapida corsa all'indietro di una signora - che ai bambini presenti poco lontano appariva già ben anziana - per recuperare il fiaschetto di vino - sembrava quello classico della Toscana - che aveva dimenticato sul posto in gradinata appena lasciato e del conseguente rientro sulla nuova posizione della soddisfatta intenditrice delle delizie di Bacco.

Niente altro che ulteriori sfumature di azzurro...

Adriano Maini

giovedì 16 ottobre 2025

Castagne d'India


In questo periodo sulla Riviera ligure affacciata sulla Costa Azzurra si iniziano a vedere dei gran bei tramonti.
E c'è chi realizza - non qui - degli scatti di tutto rilievo. 




I migliori tramonti - giudizio soggettivo - sono, tuttavia, quelli invernali, quindi, ancora da venire.
 



Si va ancora, abbastanza numerosi, al mare.


Anche se, su certe spiagge, occorre fare attenzione agli escavatori utilizzati per lavori probabilmente rinviati nella bella stagione.





Sulla passeggiata - e sulla pista ciclabile - le scene sono sempre quelle, più o meno, di tutti i giorni.



È da un po' che cadono le castagne d'India, ma rappresentano sempre di meno - rispetto ad un tempo - un'attrattiva di gioco per i bambini.


D'altronde, se non vanno ancora a scuola, sussiste pure la formidabile concorrenza del mare.



In Via Vittorio Veneto a Bordighera il mini oleandro che spunta tuttora da un tombino perdeva (?) in pochi giorni ai primi dello scorso mese di agosto il suo unico fiore.


E la luna ha deciso di spostarsi un po' più a nord, sì che, se la si riprende, capita di ammirare anche Grimaldi Superiore, discosta frazione di Ventimiglia.

Adriano Maini

mercoledì 8 ottobre 2025

Cinema, un'altra passione d'antan

Fonte: Milano manifesti

Capitava alla fine degli anni Sessanta che in un tardo pomeriggio festivo in periodo ormai invernale nel cinema teatro di Sanremo, da decenni molto noto per lo svolgimento del Festival della Canzone, decine e decine di persone assistessero in piedi per ore, perché in platea ed in galleria non c'erano più posti a sedere, alla proiezione di "Via col vento", film del 1939, ma uscito in Italia, date le precedenti restrizioni imposte dal regime fascista, solo nel secondo dopoguerra. Probabilmente i ranghi del pubblico erano stati infoltiti da tanti turisti come sempre è in Riviera anche nelle brutte stagioni, ma l'effetto certo non cambiava.
Alla luce di varie cronache del tempo, ma anche posteriori, l'episodio di per sé non sarebbe stato né sarebbe tuttora da considerare singolare, ma solo se si dimenticasse la vetustà della richiamata pellicola, la quale, ad onor del vero, alla data citata era già tornata nelle sale italiane svariate volte rispetto alle prime occasioni. E già era diffusamente successo che nonne, zie e mamme, molto sensibili alle vicende dei vari Rossella O'Hara, Rhett Butler, Ashley Wilkes, Melania Hamilton, comunicassero ai piccoli di famiglia il loro entusiasmo per quella trama ambientata in quel vecchio sud degli Stati Uniti, confederato e razzista, i cui specifici connotati in larga misura non vengono percepiti neppure al giorno d'oggi.
Sì, perché, come da tempo si può constatare, la continua riproposta sugli schermi televisivi di "Via col vento" risulta adesso una costante.
Un po' come accade tuttora per "Quo Vadis" del 1951, fedele compagno di tante serate nel periodo di Pasqua. In proposito si può annotare un'altra circostanza curiosa, sempre di carattere nostrano, anche se meno grandiosa di quella menzionata circa la città delle palme per il film di Victor Fleming: agli inizi degli anni Sessanta una domenica davanti ad un cinema di Oneglia per il primo spettacolo del drammone con Licia, Marco Vinicio, Ursus, Nerone, San Pietro e tanti altri personaggi più o meno storici, si era già formata in attesa di entrare una discreta folla, nella quale erano presenti diversi cittadini di altre località della provincia di Imperia.
Erano ancora diffuse in quella fase in grandi capoluoghi, come qui si è già rammentato, sale cinematografiche in cui in pomeriggi feriali al prezzo di un biglietto si vedevano di seguito due distinte pellicole, va da sé non proprio di produzione molto recente, ma in questo novero erano piuttosto rari i titoli marcatamente vecchiotti, di quelli - per intendersi - che solo di recente sono stati doppiati in italiano ad uso di vendita di dischetti o di piattafome in streaming. E, tornando al vissuto di questi luoghi, appaiono ormai remoti i pregressi racconti di nostri spettatori pendolari riferiti a nativi americani come Caldaia Nera o a un Gary Cooper più o meno trentenne impegnato in una commedia molto brillante, se non addirittura comica. 

Adriano Maini


lunedì 6 ottobre 2025

Il giovane commissario Montalbano leggeva Pierre Magnan


Pierre Magnan, scrittore francese in primis di polizieschi, è stato un autore con tanta attenzione per la vita sociale, il costume, i poveracci, i notabili, le persone avide, temi sempre di attualità. Nel suo caso per quasi duecento anni di storia francese, poi. Neanche a farlo apposta un notabile di Ventimiglia, di madre transalpina, quando era giovane riferiva con sicurezza che i francesi avessero sempre amato tenersi i risparmi (l'espressione puntuale erano "le monete d'oro") sotto i materassi.
Ad un primo approccio ai lavori di Magnan marcatamente di investigazione si resta magari perplessi sulle trame, ma non si potrebbe fare a meno di ritrovarcisi per intero se si ha una personale idea geo-fisica di Francia, quella dei viali di platani, delle piazzette alberate e di certe locande d'entroterra, per intenderci. 
Questo autore, tuttavia, è stato apprezzato anche da Andrea Camilleri, che in un racconto della serie "gli esordi di Montalbano" fa dire al suo personaggio che forse era il caso, nonostante vari impegni come sempre incombenti, di cercare l'occasione di continuare la lettura di un libro di Magnan.
Sussistono varie testimonianze della pregressa civiltà materiale disseminate nei libri di Pierre Magnan, quali divise di portalettere modellate su quelle dei soldati di Napoleone, divise dei ferrovieri, tele cerate, cappellini antiquati, calendari delle Poste dalla ricca iconografia, tamburi sgargianti, polveri (di insetti) fortemente afrodisiache, attrezzi inconsueti (dei falegnami, dei maniscalchi, dei carbonai, dei tartufai, degli apicoltori), macchinari complicati tutti in legno per i molini ad acqua, tipiche costruzioni agricole provenzali dalle circoscritte destinazioni d'uso, arredamenti maestosi e severi degli studi dei notari, destinati a sfidare le guerre ed i decenni.
Su tutte queste storie, o quasi, incombe la natura con il vento impetuoso che scende dalle montagne, ma di questo si è già scritto qui.
In questa occasione è più opportuno specificare che la maggior parte dei romanzi di Magnan hanno come protagonista il commissario Laviolette, che qualcuno ha voluto definire il Maigret delle Basse Alpi (come più o meno si chiamava una volta quel dipartimento con capoluogo Digne), ma che differisce molto dal commissario parigino, non solo perché é uno scapolo che si concede qualche rara avventura sentimentale, bensì per il suo profondo radicamento nel territorio in cui é nato ed opera (e troviamo lì già suo nonno e suo padre entrambi graduati, il secondo di sicuro brigadiere, della Gendarmeria) e per un accentuato senso di tolleranza per le debolezze umane. Non poteva, forse, essere diversamente, poiché é stato partigiano su quelle montagne come il suo autore. Da un lato, tutto questo aiuta a capire la larga visione del protagonista a fronte di tante (anche se spesso pittoresche) miserie umane, dall'altro contribuisce ad inquadrare l'arco temporale (principalmente gli anni '80) della sua azione, che lo vede ad un certo punto coinvolto in indagini, ancorché ormai pensionato.
Il riferimento alla Resistenza é importante, anche per il contributo sotto veste romanzesca a dissipare luci ed ombre umane di quell'eroico periodo, che non poteva essere esente da micidiali provocazioni del nemico e da tradimenti.
Con l'artificio, poi, di antefatti che risalgono nel tempo o dei racconti del nonno o della narrazione di vicende del padre vissute o viste da bambino, Laviolette porta talora il lettore anche oltre gli inizi del '900, con pagine in cui sembra proprio di respirare la storia, proprio perché, essendo storia minore, emergono personaggi, riferimenti, vicende, fatti, veri o verisimili, largamente misconosciuti, anche in Francia: non per niente Magnan ha conseguito diverse attestazioni ministeriali transalpine per il suo meritorio impegno di divulgazione storica.
Pierre Magnan - che del resto fu amico di Jean Giono - non scrisse solo dei gialli (in proposito per fare solo qualche esempio ci si limita ad indicare "I carbonai della morte", "Il sangue degli Atridi", "La tomba di Hélios", "Il segreto dei vicoli oscuri"), per cui vanno ancora almeno citati i suoi romanzi storici "Il Casino Forcalquier", "La casa assassinata" e "Il periplo del capodoglio", i primi due in ogni caso anche decisamente noir.
Adriano Maini