mercoledì 21 agosto 2024

Man mano che si faceva notte


Una luna color rame, appena fatto capolino, sembrava contemplare la Chiesa di Terrasanta di Bordighera.
Non era molto illuminato il Lungomare Argentina e poche erano anche le luci in mare, quelle di pescherecci quasi dispersi in tanta vastità di acqua, ma per alcuni brevi attimi sopra una di quelle piccole imbarcazioni il fulgore di un aereo in avvicinamento sembrava disegnare un tassello di una di quelle mappe che tanto intrigano gli astronomi.
Più a ponente i bagliori della Costa Azzurra non impedivano di cogliere i raggi dei fari, lanterne dimenticate che in quest'epoca di travolgente tecnologia non fanno più appassionare turisti ed abitanti di questi luoghi, nè tantomeno li sollecitano a tentare di individuarne l'esatta ubicazione.
In quella stessa direzione occidentale la Passeggiata di notte rifulge quasi a giorno.
Avvicinandosi la mezzanotte Selene, ora quasi nivea nuvola, apparendo più a sud, pennellava di riflesso il Tirreno, ridestando ricordi di descrizioni manzoniane del Lago di Como.
 


Non è ancora, tuttavia, questo il periodo di splendidi tramonti né di magiche visioni della mitica Corsica sulla linea dell'orizzonte.

Adriano Maini

martedì 13 agosto 2024

I partigiani gli avevano sequestrato dei beni

Isolabona (IM): uno scorcio del paese

Aveva un'amante piemontese il gerarchetto fascista che denunciava due camerati che all'indomani della caduta del fascismo avevano esultato in piazza ad Imperia e la coinvolse ben bene nelle sue mene, al punto da indurla al 25 aprile 1945 a fuggire nella colonna dei miliziani neri profughi in cui si trovava anche Maria Zucco, "la donna velata" di famigerata memoria, una presenza particolarmente inquitante per una giovane sballottata da eventi più grandi lei e che che aspirava solo a rientrare dalle sue parti.

L'uomo faceva il gioielliere in Via Stazione a Ventimiglia, ma era anche un agente segreto dell'U.P.I. della Repubblica di Salò. Ce ne erano diversi in provincia di Imperia di tali spioni, a quanto pare, perché la sigla assegnata il 17 febbraio 1944 al nostro conteneva il numero 38. Documenti concernenti i pesanti addebiti a suo carico vennero inviati in forma anonima alle autorità di epurazione. Curiosamente, risulta che durante il conflitto dai partigiani gli erano stati sequestrati dei beni in quel di Pigna. Il cognome è lo stesso di valenti operatori economici della zona intemelia, probi cittadini, ma allo stato non è possibile accertare se sussiste parentela. In ogni caso, la salma risulta sepolta nel cimitero di Valle Armea a Sanremo.

Si firmava, per i dovuti canoni della clandestinità, con il nome di Andrea il comandante partigiano - tale sembra dal suo scritto, conservato presso la Fondazione Gramsci - che ai primi del 1945 inviava una lunga relazione ad un esponente di Giustizia e Libertà a Milano, anche questi avvolto dall'anonimato. Sviluppava con toni retorici di stampo ottocentesco un'analisi documentata delle azioni garibaldine nel ponente ligure, in particolare nella zona di confine con la Francia, ma aggiungeva che si sentiva a quella data più a suo agio, a fianco com'era di Vitò, perché con la morte dei comandanti comunisti partigiani Marco e Cion anche il capo della Zona Operativa, anch'egli comunista, il Curto, ci sarebbero state meno iniziative avventate. Non si capisce quanta malafede avesse quest'uomo, visto che verso il momento della Liberazione l'unica operazione che si potrebbe definire avventata fu quella dell'attacco a Baiardo del 10 marzo 1945, ma suggerita con energia dall'ufficiale alleato di collegamento, il britannico Robert Bentley. Sarebbe, inoltre, interessante riuscire a svelare l'identità di questo singolare corrispondente, che forse ha provato a mascherarsi per i posteri collocandosi sulla scena in terza persona: lo svelamento di questo enigma è quasi dietro l'angolo, ma darebbe un brutto colpo all'aura di un protagonista della Resistenza imperiese.

Ha un nome il maresciallo delle Brigate Nere che partecipò attivamente ai rastrellamenti - condotti dai tedeschi - di Castelvittorio, Pigna, Buggio, Isolabona, culminati con la fucilazione di otto partigiani ad Isolabona il 2 marzo 1945 e di quattordici partigiani a Latte di Ventimiglia il 20 (forse il 19) marzo 1945, ma che comportarono altre uccisioni. Alle torture efferate praticate su vasta scala partecipò anche questa camicia nera, che aggiunse ignominia ad ignominia trasmettendo i baci del figlio patriota ad una madre, lasciandole intendere che era ancora vivo quando invece era già stato giustiziato.

Adriano Maini

lunedì 5 agosto 2024

Treni... ancora!

Olivetta San Michele (IM): uno scorcio della stazione ferroviaria in Frazione San Michele (Val Roia)

Per tanti anni (quelli Cinquanta, a farla breve!) nella parte di sinistra del lungo ed ampio trasversale corridoio di accesso ai binari della Stazione Centrale di Milano fece bella mostra di sé un modello molto grande della nave Andrea Doria. Una grande gioia soprattutto per i bambini! E questo ancora per qualche tempo ancora dopo la tragedia dell'affondamento del superbo transatlantico.

All'epoca a Ventimiglia i treni francesi arrivavano ancora trainati da vere e proprie vaporiere. Qualche convoglio più corto aveva, invece, un locomotore a diesel. L'elettrificazione dalla parte di confine era ancora di là a venire: un'elettrificazione che anche oggi crea talora problemi tecnici per la diversità di tensione adottata dalle due competenti società.

A Milano il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci presenta spezzoni di navi, se non navi intere, un sottomarino, aerei da combattimento, e tanto altro ancora, ma un vero incanto è dato dai treni, specie quelli allocati su binari.

Con mezzi semoventi speciali spesso vagoni merci veniva portati dalla stazione di Ventimiglia alle sedi dei committenti: in anni lontani questi avvenimenti, organizzati dalla ditta specializzata di uno spedizioniere doganale, erano uno spettacolo! È un vero peccato che le poche fotografie di questi avvenimenti rimangano rigorosamente private!

Le grandi spese pubbliche affrontate alla fine degli anni Settanta per il ripristino della strada ferrata Ventimiglia-Cuneo - che corre in gran parte nella Val Roia francese - consentono ai viaggiatori l'ammirazione di scorci panoramici superbi, senonché di tanto in tanto vengono annullate fermate nella tratta italiana.

Ci sono fotografie di treni di passaggio che non possono essere scattate se non in posti esclusivi, neppure in oggi accessibili al meglio a droni, per cui vederne pubblicata una su di un noto quotidiano - senza citazione della fonte - non può fare pensare ad altro che ad una indelicata scopiazzatura.

Adriano Maini

Quella casa in pietra che non c'è più!




Sino a pochi anni si presentava in Bordighera, in Via Genova - una traversa di Via Pasteur - una casa in pietra che aveva una sua dignità. Voci di popolo dicono che il proprietario avrebbe voluta mantenerla nello stato vigente. Senonché l'amministrazione comunale - con gli adempimenti del caso (si suppone!) - procedette alla demolizione del vetusto edificio per realizzare un marciapiedi. Opera molto utile, quest'ultima. Si dà il caso, però, che esisteva già dietro lo spiazzo risultante dall'abbattimento un comodo passaggio pedonale. Forse si è pensato che quest'ultimo da un lato fosse meglio lasciarlo in uso agli abitanti del piccolo rione e che dall'altro risultasse impopolare costringere i passanti a compiere, ancorché indicata da acconcia segnaletica, un piccolo aggiramento dell'ostacolo che constasse di qualche decina di metri...

Adriano Maini