Gianfranco Raimondo (nato nel 1936) deve pur avere visto quello scenario dalla collina di Seborrino, sovrastante a ponente il torrente Nervia, località dove in allora abitava, ma nei suoi tanti intriganti racconti, di quello non risulta avere mai scritto.
Gianfranco invece, tramanda di pesca alle anguille praticata già appena finita la guerra più in giù verso la foce del Nervia ricorrendo agli esplosivi. Aggiunge di avere fatto anche lui - e di tutta evidenza era un bambino! - lo sminatore delle mine anticarro disseminati dai tedeschi lungo il torrente per ricavare gelatina e dinamite, le quali venivano usate anche per mero divertimento. Non mancarono incidenti, finanche mortali, non solo perdite di arti o della vista.
Tristi avvenimenti, che in quegli anni non riguardarono certamente solo la zona di confine di mare con la Francia, ma che sono rimasti impressi nella locale memoria popolare.
Del resto, anche da queste parti, soprattutto nella valle del fiume Roia, diverse persone, in genere giovani disoccupati, si diedero per sbarcare il lunario all'attività scarsamente remunerata, ma per loro essenziale, del recupero e messa in sicurezza di tanti ordigni bellici lasciati disseminati ovunque.
Tornando alle anguille del torrente Nervia, per non risalire troppo indietro nel tempo con "Islabonita" di Nico Orengo, non si può fare a meno di notare sul piano della letteratura che esse compaiono anche nel romanzo di esordio del dolceacquino Elio Lanteri "La Ballata della piccola piazza", ambientato, guarda caso, durante le ostilità.
Porterebbe ad esiti bizzarri dilungarsi in altre modalità di cattura delle anguille in varie parti di questo territorio, tra le quali non si può sottacere l'utilizzo, pericoloso come altri metodi già accennati, dell'uso con estro artigianale (fili di rame, batterie, ecc) della corrente elettrica.
Nei vari corsi d'acqua operavano ancora in quel periodo lavandaie per le loro famiglie o per conto terzi. Nei ricordi oggi emergono, tuttavia, talora con espressioni veramente poetiche anche per via degli aromi di fiori e piante circostanti, soprattutto i lavaggi della lana dei materassi. E chi cercava per sostentamento un lavoro purchessia si dedicava pure all'estrazione della sabbia, passandola per una ripulita da scorie incongrue attraverso reti di fortuna, per lo più quelle di vecchi e derelitti letti: talora sembrava di vedere in azione schiere di vere formiche operaie.
Adriano Maini